Italia-Brasile, la storia

21/03/2013 09:43

 
GIOVANE E SPREGIUDICATA A Ginevra, contro il Brasile di Felipao Scolari che a novembre è stato richiamato a gran voce in panchina per liberarsi di Mano Menezes, Prandelli vuole portare avanti la sua rivoluzione. «Dobbiamo insistere sul nostro percorso credere nel rinnovamento. Il calcio vive di periodi storici. In passato la differenza la facevano i valori tecnici dei giocatori, ora incidono l’organizzazione di squadra, l’intensità e l’interpretazione della gara che, al suo interno, ha più partite». L’Italia non vince in amichevole dall’11 novembre, 2 a 0 contro la Polonia, e nel febbraio scorso ha interrotto ad Amsterdam, 1 a 1 contro la nazionale orange, una serie di cinque sconfitte di fila. Il ì chiarisce: «Siamo stati criticati per il rendimento nelle amichevoli ma, a parte l’ultima con l’Olanda, le altre le abbiamo giocate bene contro le prime sei-sette del mondo. Poche ma buone contro Francia, Germania e Inghilterra. Adesso non ci spaventiamo nemmeno davanti al Brasile, anzi troviamo il coraggio di proporre giocatori nuovi e soprattutto giovani. Mi riferisco soprattutto a De Sciglio. Noi crediamo in questi ragazzi». Debutterà il diciannovenne terzino milanista, a sinistra: «Incontriamo la nazionale tecnicamente più forte, ma sappiamo di poterli mettere in difficoltà proponendo le nostre idee e i nostri giovani».
 
IL BLOCCO  Nel 4-3-1-2 con Giaccherini, uno dei 6 juventini titolari (solo Giovinco non parte dall’inizio e l’ottavo, Chiellini, è tornato a casa). Il blocco bianconero, dall’inizio della sua gestione, lo fa andare sul sicuro: «Non avendo molto tempo è bene affidarsi a giocatori che si conoscono e hanno una cultura del lavoro importante, lo spirito di squadra ne può trarre vantaggio». Nell’anno prima del mondiale 2010 Marcello Lippi perse due volte contro il Brasile, a Londra il 2 a 0 per l’inagurazione dell’Emirates con reti di Elano e Robinho e Pretoria 3 a 0 nella Confederations cup con doppietta di Luis Fabiano e autorete di Dossena. I due kappaò del 2009 sono stati il segnale d’allarme per il flop in Sudafrica. Prandelli non ci fa caso: «Un pensiero per volta. Mancano ancora tante partite al mondiale, c’è martedì una gara di qualificazione e a giugno la gara con la Repubblica Ceca che è la più importante. Poi la Confederations in Brasile e nella prossima stagione vedrete altri nuovi giocatori che spuntano sempre nell’anno del mondiale». Stasera a Ginevra e il 26 marzo a Malta. «Vanno affrontate come fossero entrambe valide per la qualificazione. Affrontare la Selecao ti emoziona sempre ma non vorrei che ci distraesse dalla gara di martedì: è un errore che non dobbiamo assolutamente commettere, anche perché è quello il match che più ci interessa». Lì utilizzerà Abate (affaticamento muscolare alla coscia), Montolivo, Antonelli ed El Shaarawy. Il Faraone, secondo il ct, un po’ somiglia a Neymar: «Sono giocatori tecnici che hanno qualità e corsa». Hernanes sarà l’unico laziale in campo.
 
AZTECA E PASADENA Prandelli rivive le altre grandi sfide con la Seleçao. «Quella in Messico, ero bambino: la sveglia di notte per guardare la partita e mi rimasero impressi per anni giocatori inarrivabili che hanno fatto al storia del calcio. Negli Usa ricordo il dolore per i rigori, ma l’Italia, con lo splendido lavoro programmato da Sacchi, dimostrò di essere competitiva».
 
SCOLARI ALL’ATTACCO «Giocheremo con tre punte più Oscar». Scolari annuncia il modulo, , e gli uomini. Solo un dubbio: Thiago Silva. Se non ce la farà l'ex milanista, dentro Dante. Neymar, 17 reti in 28 gare con la Seleçao, non ha più la cresta come El Shaarawy e Balotelli, ma 11 milioni di dollari di ingaggio e 20 dagli sponsor che si coccolano il cucciolo d'oro del Santos con le scarpette turchesi. .