08/03/2013 10:06
Domenica scorsa, contro il Genoa, è stato il migliore in campo (ovviamente senza tenere contro della favola Totti). Uno, due, tre... di più, cinque parate decisive, due ai limiti del miracoloso. Quella con cui è volato a prendere il colpo di testa di Bertolacci addirittura di una bellezza superiore dal punto di vista estetico, un volo dangelo, il battito dali di un gigante che per qualche frazione di secondo è sembrato senza peso. Una grande prestazione, ma lui, invece di godersi il momento finalmente felice (cè stato anche il ritorno in nazionale dopo lesclusione in occasione dellamichevole contro lItalia), guarda solo avanti. «Con il Genoa il miglior Stekelenburg della stagione? No, ho fatto qualche parata ma fa parte del passato». Insomma, la semplice normalità per un portiere delle sue qualità che con il nuovo allenatore si è ripreso la maglia da titolare. Gli chiedono cosa sia cambiato dal momento dellarrivo di Andreazzoli. Lui risponde semplicemente: «E cambiato il sistema di gioco». E poi aggiunge: «Per me, adesso sto giocando ed è importante». Normalità, appunto. Quella che è la forza anche di Francesco Totti, che pure è giocatore tuttaltro che normale. Per lui Stek non può che avere belle parole: «Se mi aspettavo che fosse così? Per me è un calciatore fantastico e anche una bella persona».
E cè tanto di Totti nel fatto che la Roma sia ancora lì, aggrapapta alla speranza di riprendere il treno che sembrava scappato via verso lEuropa che conta. Nove punti in tre partite e il terzo posto è tornato a vista, a patto di non perdere nuovamente contatto dopo la trasferta di Udine, a patto di fermare Totò Di Natale: «E un giocatore troppo forte e anche molto pericoloso. Però noi dobbiamo pensare a tutta la squadra». Un ostacolo difficile, lUdinese. Una squadra in discreta forma. Ma ormai la Roma ci crede e vuole continuare a crederci fino in fondo: «Terzo posto possibile? Sì, per me sì - dice sicuro Stek -. Ci sono solo 5 punti di differenza e dobbiamo provare a vincere tutte le partite fino alla fine. Sì, il Milan si può prendere». Obiettivo possibile ma decisamente complicato perché tra la Roma e il Milan ci sono in mezzo altre tre squadre. Insomma, serve unimpresa, serve che Clark Kent entri in fretta nella cabina telefonica, si apra la camicia da uomo qualunque e lasci spuntare la S sul petto. La S di Stekelenburg