20/03/2013 09:31
Un quadro che ha fatto il giro del mondo, esaltato in Europa tra i campioni immortali (e ancora in attività) come Giggs, e ripreso ancora una volta in considerazione, come possibile salvatore degli affari di casa nostra. Ma nella testa del numero dieci le priorità della vita sono rimaste sempre le stesse: prima la Roma, con tutto quello che ne concerne, poi il resto. La risalita giallorossa nel nuovo corso Andreazzoli è marchiata senza dubbio dal suo nome, anche se la deludente avventura di inizio stagione con Zeman lascia dei tratti positivi nella sua ennesima rinascita: «Nessuno si aspettava di trovarmi in questo modo a 36 anni, poi è normale che ci siano annate in cui si va meglio e altre in cui si sta peggio. Come ho già ripetuto altre volte è stato anche merito della preparazione fatta con il boemo».
Il capitano quindi, si schiera al fianco del suo vecchio amico, conscio però di aver smussato qualche angolo in uno stile di vita (soprattutto alimentare), che inevitabilmente è stato costretto a cambiare con il passare degli anni: «L'importante è mantenersi ed essere professionisti. È normale che non si può mangiare come quando avevo vent'anni, la dieta è un aspetto principale».
Totti, arrivato nella mattinata di ieri al Circolo Canottieri Aniene come ospite d'onore dell'evento benefico in favore dellospedale Pediatrico Bambino Gesù, è stato accolto dal padrone di casa Giovanni Malagò, neo presidente del Coni e proprietario del circolo. Prima del pranzo però l'attenzione si è rivolta ai tanti cronisti presenti, e a quel futuro prossimo che nella testa del numero dieci è ancora pieno di incertezze: «Al momento il mio sogno è quello di giocare la Champions League nel prossimo anno, un obiettivo comune con quello di ogni tifoso della Roma».
Una stagione, quella futura, che lo vedrà in prossima scadenza di contratto (con la vecchia proprietà è già stato firmato un quinquennale con compiti dirigenziali), ma ancora lontanissimo dall'assurda possibilità di poter appendere gli scarpini al chiodo. «Il rinnovo? Non ho parlato ancora con nessuno, aspetto che mi chiamino».
Il messaggio è chiaro e ben indirizzato, anche se da tempo in società, l'argomento è già stato affrontato. I termini restano ancora tutti da stabilire, anche se le prime conferme sono arrivate qualche mese fa, proprio dal dg Baldini: «Se stiamo pensando a rinnovare il contratto di Totti? La scadenza del 2014 non ci spaventa. Comunque sta dimostrando di meritarlo ogni volta che scende in campo».
Nessuna fretta quindi anche per rispondere all'apertura lanciata appena 48 ore fa dal ct azzurro Prandelli, ben disposto ad accogliere l'ex campione del mondo, anche in prossimità del prossimo impegno continentale in Brasile. Un rapporto di odio e amore quello di Totti con la maglia della nazionale, in grado di regalargli le gioie di una vittoria mondiale e allo stesso tempo il gradino più alto del podio dei capri espiatori negli insuccessi. La risposta scivola ovviamente nell'attesa di chi, deciderà di prendere una decisione quando tutto prenderà dei contorni più concreti: «Ovviamente le parole di Prandelli mi hanno fatto piacere, ma se mi chiamasse non saprei che fare. In questo momento sto bene, ma da qua a domani o al 2014 al Mondiale si vedrà. Può darsi pure che tra un anno smetto - ha risposto Totti con il solito sorriso beffardo - Ad oggi le percentuali di un ritorno in nazionale sono zero».
Una diversità di interpretazioni, che però ha riacceso le fantasie di chi ha avuto la possibilità di conoscerlo bene e da vicino. Come Buffon: «Non si può precludere nulla a uno che fa la differenza e ti fa vincere le partite. È un discorso molto logico per un ragazzo che sta scrivendo la storia del calcio italiano». Nel pomeriggio poi, Malagò si è calato nel ruolo di intervistatore in un forum del Corriere dello Sport, dove Totti ha risposto ad alcune domande rivolte dal presidente del Coni. E i contenuti entrano ancor più nello specifico: «Piola? Non smetto finché non lo supero. Spero di poter giocare nel nuovo stadio, ma per i tempi credo che sarà difficile.
La Roma deve avere una squadra all'altezza delle big d'Europa. Tutto dipende dalla società che si ha alle spalle, deve essere presente, imponente in alcuni momenti». Un auspicio generale per il futuro, che sembra una promessa. Perché quell'eterno ragazzo con il dieci sulle spalle sembra ancora destinato a riservare ulteriori sorprese al calcio italiano. Ancora una volta.