Derby di Coppa Italia, piano da rifare. Sì a domenica 26, ma inizio alle 17

25/04/2013 10:35

Perché nonostante un sostanziale “apprezzamento generalizzato per la filosofia e l’atteggiamento che si intende dare all’avvenimento sportivo”, il documento di 12 pagine dal titolo “Il derby è di chi lo ama” presentato dalla Lega che organizza l’evento, ha dovuto fare i conti, durante la riunione di ieri mattina, con il parere avverso sulla gestione della sicurezza e spartizione dell’Olimpico tra i tifosi delle due squadre da parte delle forze dell’ordine. Per facilitare i flussi di ingresso e evitare contatti, la spinge per replicare la divisione di un anno fa per -, destinando una tribuna a testa alle due tifoserie: la Monte Mario ai romanisti e la Tevere ai laziali (il club biancoceleste preferisce così anche perché questo è inquadrato dalle telecamere durante la gara).

Una divisione, quella “verticale” dello stadio (da organizzare gestendo la disparità di tagliandi, circa 3.600) che però cancellerebbe l’ottima iniziativa del “settore famiglie”, il vero fiore all’occhiello del piano presentato dalla Lega non senza una forte partecipazione delle due società. Si era pensato di risolvere l’impasse confinando nuclei familiari e ragazzi degli oratori in un’area più esterna, ipotesi destinata a essere bocciata: troppo alto il rischio possa diventare una sorta di zona “cuscinetto” tra tifosi opposti. Semmai, si tenterà di confermare l’allestimento di un villaggio all’esterno (stadio dei Marmi?) dedicato a bambini e giovanissimi di entrambe le squadre. Da ieri il documento programmatico è nelle mani della , che proprio in queste ore dovrà passare la palla al prefetto per l’ultima parola. Non prima però di aver rimodulato il piano predisposto dalla Lega, che ha fatto storcere la bocca ai vertici istituzionali chiamati in causa, secondo proprie necessità e convinzioni.

L’unica certezza al momento è che il sorteggio di ieri ha assegnato alla Roma il ruolo di squadra ospitante e dunque l’organizzazione (cui collaborerà anche la Lazio) della sicurezza all’interno dello stadio. Bisognerà però interrogarsi sul futuro: perché la criticità di un evento tanto unico quanto di difficile gestione potrebbe far riflettere i vertici delle istituzioni sportive sull’opportunità di giocare ancora la finale a Roma.