17/04/2013 11:09
Quel «È unannata drammatica» sibilato da Moratti e il «Non ci siamo costruiti pensieri favorevoli» del ds romanista Sabatini, non restituiscono esattamente lidea di un ottimismo dilagante. E pensare che soltanto tre anni fa questa sfida valeva il double coppa-scudetto. Bei tempi, con Ranieri e Mourinho, Vucinic ed Etoo. Ora invece Stramaccioni, che di Mourinho ha il poster in camera, deve fare la conta di quei pochi che gli sono rimasti: 13 assenti, di cui 11 infortunati, più i due squalificati Guarin e Pereira. E se dopo lultimo allenamento cè chi spera nel recupero di Palacio, qualche dubbio è nato persino sulle condizioni di Juan Jesus e Ricardo Alvarez: scelte obbligate allora per lallenatore, reduce da un crollo verticale nella fiducia della presidenza. Colpa, soprattutto, delle 4 sconfitte rimediate nelle ultime 5 partite: abbastanza per innervosire Moratti più degli arbitraggi certamente discutibili che lo fanno sobbalzare da qualche settimana.
Rovesciare il 2-1 di Roma e strappare un biglietto per affrontare la Lazio allOlimpico il 26 maggio in finale gonfierebbe un po di più la voce di chi in società spinge per la permanenza del tecnico con il dubbioso presidente. «Ma non credo che il mio futuro dipenda da Inter-Roma rivendica Stramaccioni la fiducia è per tutti fino al 30 giugno, poi il presidente farà le sue valutazioni». Chissà se sollevare un trofeo, come nei 18 anni dellera Moratti è riuscito a 5 allenatori soltanto, avrebbe un peso specifico in questo senso. Verrebbe da crederlo, almeno a sentire come la pensa il tecnico: «Nel calcio contano più le ultime partite, anche se ricordo che fino a Natale lInter aveva battuto le prime quattro della classifica giocando a viso aperto. Poi dai primi di gennaio stiamo così...», alludendo ai tanti guai fisici. Una resa? Impossibile: «Siamo in emergenza ma vogliamo ribaltare il pronostico », ruggisce lallenatore nato a distanza di pochi metri da casa Totti: certo il curriculum contro la sua Roma, due sconfitte e un pareggio in tre gare, non lascia troppo sperare.
Una prima volta invece per Aurelio Andreazzoli, che come Stramaccioni cerca briciole di soddisfazioni per provare a convincere Baldini e Sabatini ad attendere per portare a Roma Allegri. «Questa partita può regalarci la finale ricorda Aurelio e io non sono abituato a giocare per un trofeo, mi piacerebbe provare». Quasi una supplica ai suoi, che se non altro vincendo a Torino hanno interrotto una serie così così iniziata con il disastro di Palermo e proseguita in un derby pareggiato in superiorità numerica. Centrare la finale, oltre a creare un caso nazionale sulla sicurezza della sfida con la Lazio che vale la coppa (nel caso si valuta lanticipo del match al venerdì alle 15), potrebbe garantire anche a lui alcune fiches in più da spendere sul tavolo della fiducia. «Ma si dà poco risalto alla nostra classifica parziale», sbuffa lallenatore, che in 9 gare ha recuperato 9 punti alla Lazio e 7 allInter, senza però riuscire ad avvicinare il podio. Meglio allora inseguire il trofeo sognato dalla proprietà made in Usa per arricchire una bacheca incupita da cinque anni di polvere. E allora, dovendo rinunciare a Pjanic, perché non affidarsi a un ex interista come Destro («Sarà la sua partita»), titolare lultima volta quasi tre mesi fa e proprio nella gara di andata, quando segnò il gol decisivo. Da difendere oggi: «La finale è tremendamente importante». Per non buttar via tutto.