La difesa è un colabrodo: va rifondata

02/04/2013 09:47

 
L’ANOMALIA I numeri ci dicono che non conta avere il migliore (o il secondo) attacco del campionato per concorrere per le posizioni di vertice: la Roma dei tanti gol è distante 21 punti dalla vetta, e 10 dalla zona . Questo perché pesano più i gol al passivo che quelli all’attivo. Insomma, i problemi della Roma stanno dietro, non davanti.
 
IL MODULO Se la difesa non va, è colpa dei singoli e anche delle scelte tattiche operate prima da Zdenek Zeman e poi da Aurelio Andreazzoli. Dalla difesa a quattro si è passati a quella a 3, ma le cose non sono cambiate: la Roma continua a viaggiare alla media di 1,7 reti al passivo a gara. Con alcune individualità che non andavano prima e che continuano a non andare adesso. Stekelenburg, riciclato da Andreazzoli, subisce gli stessi gol che subiva Goicoechea, il pupillo di Zeman; Piris stentava da esterno e stenta da centrale di destra; Balzaretti è sparito; Dodò non si è mai visto: raramente riusciva e riesce ad essere determinante in positivo. La nota più lieta arriva da Marquinhos, assente a Palermo perché infortunato; la nota meno lieta è legata al nome di Burdisso, anche al Barbera tra i peggiori in campo. Non v’è dubbio che, al di là del cognome del prossimo allenatore, e del modulo che vorrà proporre, urge da subito trovare giocatori migliori di quelli che ci sono oggi.
 
LE INDIVIDUALITÀ Nelle ultime due stagioni sono stati acquistati per la difesa troppi giocatori sbagliati (Kjaer, Heinze e José Angel, quelli arrivati con Luis Enrique) e si è azzeccato veramente soltanto Marquinhos: questo vuol dire che sul mercato si sono commessi parecchi errori che non dovranno essere ripetuti nei mesi che ci separano dall’inizio della prossima stagione. La difesa non è da ritoccare, ma da rifondare. Tirare in ballo soltanto i pregi o i difetti di questo o quel modulo non aiuta a risolvere il problema.