19/04/2013 10:44
Ci sono le sue mani sulla finale di Coppa Italia, anzi i suoi gol: cinque in quattro partite, tre dicisivi. Perché se quello nel 3-0 allAtalanta negli ottavi poteva considerarsi ordinaria amministrazione, ben più pesante è stato quello nella gelida notte di Firenze, con una Roma talmente in emergenza da convincere Zeman a derogare dal 4-3-3. «Ha fatto quello che doveva», commentava il Boemo nella zona mista del Franchi, ma la soddisfazione era piuttosto evidente. Poi lInter e una serata che sa di beffa, finita con il menisco rotto e il calendario in mano per consolarsi individuando la partita del rientro.
Doveva essere il derby e derby è stato, ma solo per un tempo e con una disponibilità di fiato piuttosto limitata, per il ritorno vero ha dovuto aspettare ancora una settimana e prepararsi a tornare nello stadio in cui è cominciata la sua avventura con la Roma. Allora leroe era stato Alessandro Florenzi, che con lui condivide ritiri a Trigoria e trasferte, visto che è il suo compagno di stanza. Stavolta è toccato a lui, che pure aveva provato a far segnare lamico nel primo tempo, preferendo servirlo invece che concludere, peccato che Florenzi abbia confermato che ultimamente davanti alla porta le cose facili non gli riescono proprio («lasciamo perdere, eh...» diceva alzando gli occhi al cielo prima di ripartire per Roma). I numeri della sua prima stagione in giallorosso dicono che se gli infortuni gli hanno impedito di fare la differenza in campionato, in cui ha giocato diciassette partite, ma soltanto nove dal primo minuto, Destro è però riuscito a ritagliarsi una stanza tutta per sé (o quasi) in Coppa Italia, in cui da solo ha segnato più della metà dei gol realizzati dalla Roma (cinque dei nove complessivi). Quanto alla Lazio, non può contare sul fattore ex o quasi ex, ma in compenso lo scorso anno con il Siena li ha colpiti due volte su due. Gli restano ancora una partita da decidere, la più importante di tutte, e quaranta giorni e quaranta notti per prepararla. Ormai trentanove