29/04/2013 09:37
E bravo ragazzo. «Questo vorrei che la gente pensasse di me. Che sono un bravo ragazzo. I miei compagni di squadra lo sanno». Infatti stavano lì a spezzargli il sogno di essere un eroe solitario, avvinghiandolo con la solidarietà, strizzandogli la cipolla di capelli sulla nuca, costringendolo a ricomporla alla fine del festeggiamento. Celebrazione divisa in due da una linea dombra, i fischi davanti e gli applausi dietro, molti più applausi che fischi. Però la disapprovazione di massa era comunque abbastanza ampia da convincere lo speaker a limitare dalle tradizionali tre a due le invocazioni liturgiche in cui lui urla il nome e i tifosi il cognome di chi segna: Daniel-Osvaldo, Daniel-Osvaldo, basta così.
LISTINTO - No, Osvaldo può sentirsi in guerra con se stesso e usare la chitarra come una spada, ma non è in ostilità con il pubblico. «Lo ringrazio, invece. I tifosi si comportano benissimo. Solo una parte mi contesta sempre. Ma io so che abbiamo bisogno di questa gente meravigliosa. Soprattutto adesso che mancano poche partite». Si sente solo dovunque sia, un volto arrabbiato tra la folla. Voleva ascoltare gli applausi e si è schiaffeggiato le orecchie per svegliarle. Ha annusato il fritto misto di incoraggiamenti e disapprovazione. Al secondo gol ha appena alzato le braccia in un volo immobile. Al terzo ha sfidato la curva, che lo ha ricambiato insultando lui e la madre in spagnolo.(...)