Pallotta: «Cambierò la faccia al calcio»

03/04/2013 12:18

Con la sua storia professionale di finanziere di successo è difficile credere che resterà a lungo in una società in perdita e che non fa risultati. La Roma ha problemi cronici, come tutto il calcio italiano. Cosa le fa pensare che avrà successo dove molti altri hanno fallito?

«In Italia il calcio è un business familiare, spesso un hobby. Credo, lo dico senza arroganza, che il modello organizzativo Usa nello sport possa fornire gli elementi per un salto di qualità. E credo che questo sia già percepito a livello internazionale: giorni fa in Florida a un convengo sulla globalizzazione del calcio sono stati invitati a parlare gli amministratori delegati di tre società: Liverpool, Manchester e Roma».

Nessun disimpegno anche se le cose non vanno bene, allora?

«Abbiamo avuto offerte assai vantaggiose per cedere la società. Io e i miei soci potremmo andarcene intascando una bella plusvalenza. Non è quello che mi cambia la vita né quello che mi interessa. Credo in questo progetto. Perché ho origini italiane — i miei nonni sono arrivati da Roma e da Bari—ma soprattutto perché credo nella possibilità di valorizzare una società che ha un brand straordinario, unico al mondo. E, secondo me, anche il più sottovalutato del mondo. Quando dici Roma evochi una storia millenaria. Ci sono tante squadre forti in Europa, ma in quante di queste à la gente vorrebbe andare a trascorrere un week end? Certo, poi, ci vuole anche buna squadra che porta i risultati. Non mi piace perdere, la sconfitta col Palermo non mi ha fatto dormire».

Una Pasqua difficile per lei. Sabato la sconfitta col Palermo, domenica a New York hanno perso i suoi Celtics (Pallotta è azionista e fan del team di basket di Boston, ndr). È andato a vedere la partita coi Knicks al Madison Square Garden?

«Ma che scherza? Domenica era Pasqua. Mia mamma Angelina aveva fatto a mano duecento ravioli e gnocchi. Mi ammazzava se non andavo alla festa di famiglia».

Pallotta, abituato alla «razionalità» del basket, fatica a capacitarsi di come una squadra che ha battuto , Milan e Inter possa poi perdere partite sulla carta facili. Ma elogia comunque Baldini e che hanno acquistato giocatori validi che hanno già acquistato molto valore. Venderà Osvaldo e Lamela come si vocifera? Idee sul nuovo allenatore?

«Parlare di allenatore è prematuro. Quanto al mercato vedremo. Se venderemo qualcosa non sarà per fare cassa, ma per migliorare la rosa: l’obiettivo è la , non vado certo a impoverire la squadra».

Per il resto Pallotta si mostra molto convinto delle prospettive economiche della società, respinge le critiche di chi lo vede poco pronto ad aprire il portafogli («leggo accuse dure su alcuni organi di stampa, ma la verità è che fin qui abbiamo rispettato tutti gli impegni e continueremo a farlo») e parla con orgoglio, oltre che dell’accordo con la Nike, anche dello stadio: «La Nike è molto seria, ha bisogno di un anno per disegnare tutta l’attrezzatura tecnica. Con loro partiremo nel 2014. Nella prossima stagione, esaurito l’accordo con Robe di Kappa, avremo maglie fatte in casa, col contributo creativo dei tifosi ».

Quanto allo stadio, Pallotta riconosce che lavorare in Italia non è facile ma rivendica di aver impostato una procedura totalmente trasparente, con la ricerca dell’area dove costruirlo affidato a un gruppo immobiliare internazionale, la Cushman&Wakefield (società che, tra l’altro, fa capo alla Exor della famiglia Agnelli). avrà un nuovo contratto? Giocherà nel nuovo stadio?

«Vuole giocare altri due anni, per lo stadio, che ha tempi più lunghi, mi pare difficile. Ma lo vogliamo sempre con noi e per il nuovo contratto siamo pronti a discutere».