Roma, Roma, Roma

18/04/2013 09:14

E anche Satana è della stessa identica idea. E ho quaranta giorni ora per apparecchiare la tavola, scegliere la tovaglia adatta, le posate giuste, il grande e ghiacciato vino consono al banchetto che ho in mente. Perché io ho quella serata davanti agli occhi da settimane. Anche se non se ne sa ancora con esattezza la data perché quel giorno un filosofo dell’inutilità umana ha scelto di portarci tutti all’ennesima e fastidiosa chiamata alle urne. Indicheremo un sindaco, un’amministrazione, un nuovo primo cittadino a cui mandare gli improperi mentre rimbalziamo sulle buche della à come sassi negli stagni. Non c’era altra data possibile per la politica che quella già decisa da tempo e decretata come unica e benedetta per la finale di Coppa Italia? Ok, non importa. Ne tirasssero fuori un’altra. Ci dessero in fretta il fatidico numero da stampare nella mente ed evidenziare sul calendario in cucina.

Nulla potrà fermarci. Abbiamo il Papa dalla nostra parte che ha scelto un nome che è una garanzia per tutti noi. E abbiamo il calciatore in attività più forte del mondo degli ultimi venti anni di storia del calcio. Che altro abbiamo? Abbiamo mezza stella d’argento da sceriffi già cucita sul rosso della maglia. Chi ce la strappa? Lotito e i suoi pennuti boys? La mala sorte? Un arbitraggio maledetto? Nulla. Tranquilli. Nulla potrà toglierci quello che è giusto, stabilito e deciso. Me ne tornerò senza voce, senza casco, senza sonno e senza fame. E nel tragitto che mi riporterà a casa farò un bel giro largo e passerò a Trastevere, mi farò tutto il lungotevere in un senso e nell’altro, salirò al Gianicolo e poi al Pincio, traverserò piazza Navona e Fontana di Trevi, urlerò in Prati, davanti a Vanni, tutto il mio amore per la Roma. E me ne tornerò a casa sfinito, sporco e sudato. Farò una lunga doccia. E mi siederò a tavola, sorridente. E realmente soddisfatto di essere nato qui. E da lombi saggi.