22/04/2013 09:19
Destro 10 Nei primi 15 a giocare per il vertice sembra il Pescara, tantè che in questo lasso di tempo sciupa un gol col Sforzini solo davanti a Stekelenburg, impegna lolandese con Zanon e infine va in vantaggio con lex Caprari (14), che ribatte in rete di testa una respinta imperfetta del portiere su tiro di Cascione. Insomma, il 4-2-3-1 di Bucchi con Togni a a smistare il gioco, Cascione a dare fastidio alle impostazioni di De Rossi, Celik a far soffrire ladattato (a sinistra) Torosidis e lex Pelizzoli a parare ciò che serve dimostra di saper fare respirare la difesa, alternando ripartenze e abbassamenti di ritmo, non appena il risultato diventa conveniente. La Roma, perciò, si innervosisce subito ecominciando una polemica con larbitro Massa che durerà tutto il match (avendo ragione forse solo una volta per un possibile rigore su Osvaldo nella ripresa) inizia a macinare qualche palla decente solo quando abbandona il 4-3-3, piazzando Florenzi dietro le punte per dare vita a un 4-2-3-1 che nel secondo tempi si trasformerà in 4-3-1-2 non appena lazzurro lascerà il posto aDestro, cedendo la posizione di trequartista a Totti. A quel punto, però, la squadra di Bucchi avrà già alzato un duttile 4-4-1-1 (con Modesto in mediana grazie allinnesto di Balzano), reso pericoloso col baby Di Francesco, figlio dellex giallorosso ora tecnico del Sassuolo. Morale: lattento Pelizzoli deve fare solo due vere parate: nel primo tempo su Florenzi e nella ripresa su De Rossi, tanto che il gol del pari di Destro arriva solo su un pasticcio di Cosic, che consente allo stesso De Rossi di rubar palla e fare lassist sotto porta per lattaccante, giunto al 10˚ gol stagionale.
Lamela e Osvaldo flop Lassalto finale con 5 punte in campo (entra anche Lopez), è perciò più velleitario che potente, tanto che il Pescara complici le disattenzioni romaniste si rende persino pericoloso due volte con Sforzini e Di Francesco. Daltronde, con Pjanic ai minimi storici, Lamela e Osvaldo a spina staccata e Totti poco ispirato, la Roma finisce per insistere troppo con gioco aereo e percussioni di fascia a basso ritmo e scarna qualità. I 17 corner finali, perciò, non bastano per arginare né i fischi né i rimpianti per un 21 aprile che per la Roma, più che la celebrazione del Natale della Fondazione, sembra essere un Venerdì Santo.