26/05/2013 10:14
Quindi tutto è lecito nel trovare una soluzione che possa regalare un minimo di serenità. Anche il solo pensiero di aver perso sul campo, ma di tornare a casa almeno con il portafogli più gonfio. Il fenomeno del derby romano è ormai riconosciuto: si presenta di solito due volte all'anno e comincia ad avere i primi effetti collaterali una settimana prima che inizino i giochi. Ma questa volta è diverso. Quindi non c'è da stupirsi nel sapere, che negli ultimi giorni un tassista di incredibile fede giallorossa si sia rifiutato di far salire un cliente, reo di avere con sé una borsa con scritto S.S Lazio 1900. Sono cose che possono capitare, specialmente in questa settimana. Inutile cercare di fare amicizia o di passare il tempo libero sui social network invasi ormai da countdown calcolati al millesimo o dai commenti specializzati per aiutarsi vicendevolmente a combattere l'insonnia da derby.
Dalla parte romanista del Tevere poi, si può contare su uno smisurato palinsesto radiofonico. Il nervosismo quindi è meglio condividerlo, ammettendo anche tutte quelle piccole scaramanzie o sacrifici disposti a fare pur di contribuire alla vittoria finale. Tra astemi che assicurano di aver cominciato a bere, si passa da chi è disposto a non fare sesso con la moglie (laziale) per un anno a chi promette di tornare in chiesa tutte le domeniche dopo un'assenza datata ai tempi del battesimo.
Tutto può e deve funzionare per garantirsi un piccolo merito personale. Anche per Paolo, un signore di mezza età che in pausa lavoro chiama sfinito la sua radio preferita: «Il medico dice che ho problemi di cuore, se continuo così c'è il rischio che mi ricoverino. Sono tifoso romanista dalla nascita ma vi giuro che non me ne frega niente di chi vince. Spero soltanto che arrivi il fischio finale». Roba che neanche il caro Freud, se fosse ancora con noi, riuscirebbe a spiegarsi.