Conti: "Un grande gruppo ancora unito"

08/05/2013 11:41

«Una grande emozione nel rivedere una foto, un filmato. Il ricordo di una fantastica cavalcata, fatta da una squadra costruita pezzo per pezzo da Dino Viola e Nils Liedholm. Una squadra di uomini veri che poteva vincere molto di più. E’ un ricordo emozionante che mi porto dentro come quello del Mondiale».



Quale fu la svolta di quel campionato?

«Fu un anno intenso. Sicuramente dopo la sconfitta in casa contro la andare a vincere a Pisa subito dopo con una grande reazione fu determinante. E a quei tempi il Pisa era una squadra di ottimo livello».



Altri ricordi

«Qualche giorno dopo la conquista dello scudetto mi vidi recapitare a Nettuno a casa dall’autista di Giulio Andreotti una medaglia d’oro con l’immagine della Bocca della Verità e un bel biglietto di complimenti. Mi piace ricordare Andreotti, al di là della politica è stato un grande personaggio. A volte veniva alle cene con la squadra in ritiro, invitato da Viola. Anche dopo il Mondiale mi scrisse due righe che conservo gelosamente e poi quando morì mio padre».



Ieri è stato celebrato lo scudetto di trent’anni fa, l’ultimo è vecchio di dodici anni. I tifosi della Roma vogliono tornare a vincere

«La società sta programmando per regalare al pubblico un futuro più roseo. I nostri tifosi sono meravigliosi, abbiamo visto anche a Firenze quanti erano al seguito della squadra. Io mi auguro che possano tornare a fare festa presto».



Quello scudetto fu anche la conquista di un grande gruppo. Il legame che c’era tra di voi lo avete alimentato nel corso degli anni?

«Siamo sempre rimasti in contatto, fino ad oggi. E quando capita cerchiamo di stare insieme, come è accaduto anche poco tempo fa. Pruzzo, Righetti, Superchi, Tancredi, Nela, Faccini li ho visti nelle scorse settimane. Vierchowod sono andato a trovarlo a Como recentemente. E Paulo (Falcao, n.d.r.), quando viene passa sempre a farci visita. Prohaska lo sento ancora. Per non parlare di Carletto (, n.d.r.), ci sentiamo quasi tutti i giorni. E Chierico, Jorio. Maurizio mi ha proposto di andare a giocare sulla sabbia, ma non ce la faccio. Eravamo un gruppo solido, unito, con le sue spiccate personalità».



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