Giustizia sportiva, riforme urgenti. Processi veloci, nasce una Cassazione

08/05/2013 12:40

Riforme urgenti Alcune delle critiche che si muovono alla giustizia sportiva (lenta, poco incisiva, a rimorchio di quella ordinaria) si ridimensionano se si pensa alle forze in campo e ai reali poteri di indagine (la Procura federale non può certo usare intercettazioni o obbligare un non-tesserato a rispondere). Premesso questo, sono molte le anomalie da risolvere. Nel febbraio 2012 il Coni ha emanato alcuni principi di riforma, non entrati in vigore, e molto contestati, come l’eliminazione del terzo grado e la celebrazione del secondo o davanti alla Corte federale o all’organo del Coni lasciando la scelta al ricorrente. Ma non si è mai visto che sia l’imputato a scegliersi il giudice, anche perché, al Tnas, il «pm sportivo» non c’è.

Il Tnas diventa Cassazione È stato lo stesso Malagò a ribattezzare il Tnas «scontificio»: oltre 520 mesi di condanne depennati solo per il calcioscommesse sono più che un’anomalia. Sono un’assurdità, che rischia di screditare tutte le inchieste. Ma che al Tnas arrivino gli sconti è normale data la natura del tribunale, che è arbitrale. Decidono tre arbitri e lo scopo è quello di arrivare a una sorta di conciliazione. Ma l’assurdità sta nel fatto che sia consentito un arbitrato su certi temi e che ci si arrivi dopo due gradi di giudizio che sono già entrati nel merito. «Un terzo grado composto da un arbitro e non da un collegio di giudici non ha la stessa autorevolezza » ha spiegato Gerardo Mastrandrea, presidente della Corte federale al seminario organizzato a Coverciano da Unione stampa sportiva e Figc. Avrebbe più senso se la conciliazione si tentasse prima dei processi: ed è quello che si è cercato di fare con i patteggiamenti («E se qualche volta l’accordo non si trova — chiarisce Palazzi riferendosi al caso di —è fisiologico»). La proposta della Figc è di abolire il Tnas, ma trasformare l’Alta corte (presso il Coni) in un organo di legittimità: come la Cassazione, non entra più nel merito, ma valuta se sono state rispettate le norme.

Più sconti a chi parla I pm che si sono occupati di calcioscommesse sono d’accordo. «Chi non è coinvolto in un illecito— spiega Di Martino il pm di Cremona —, ma ne è venuto a conoscenza non collabora perché teme di essere colpito in sede sportiva dall’accusa di omessa denuncia». Su questo qualcosa già si è fatto: «Sono stati introdotti riconoscimenti per chi collaborava anche con i magistrati ordinari », chiarisce Palazzi. La strada è questa. Le società pagano solo se... Il punto più contestato, soprattutto dalle società che non vogliono pagare per tesserati (che, magari, hanno già inflitto un danno giocando per perdere), è la responsabilità oggettiva. Che non si tocca, perché prevista da Fifa e Uefa e perché da sempre considerata «il male minore», masarà rivista. Sentenza dopo sentenza, si è già modificata, creando difformità tra i primi casi (con società pesantemente colpite) e gli ultimi esaminati, quando si sono comminati 1 o 2 punti di penalizzazione. Cambierà ancora, ispirandosi (è la proposta Figc condivisa anche da Laudati) alla legge 231 sulla responsabilità di impresa: in sintesi le società devono dimostrare di avere al proprio interno meccanismi di controllo e prevenzione. Se provano di avere messo in atto tutto quanto possibile scatteranno attenuanti o addirittura non verrà comminata alcuna penalità. Non a caso, chiude Laudati, «le società meglio organizzate sono le meno colpite dalle scommesse».