Il derby diventa aperto

22/05/2013 10:05

Il motivo? Semplice, le troppe limitazioni avrebbero portato a uno stadio semivuoto e all’evidente danno di immagine per la à di Roma. Una finale di Coppa Italia tra le due squadre della Capitale, mai giocata prima con 40.000 spettatori? Sì, senza la vendita libera, con i dati in possesso dalle due biglietterie, sarebbe andata così anche per colpa dei prezzi. Pagare 120 euro per le due tribune ha fermato molto la corsa al biglietto in un periodo di crisi economica. Senza considerare la paura di incidenti, altro deterrente per quanti vorebbero essere presenti a uno dei derby più importanti della storia.
 
E allora ieri è arrivata la decisione tanto attesa dalla Lega Calcio organizzatrice della serata e dai due club, che puntano a un incasso milionario. Finora si era toccata quota 38.500 tagliandi con leggera prevalenza giallorossa e solo le due curve (circa 8.000 posti) esaurite. In mattinata la riunione, l’ennesima, all’Osservatorio ha fatto crescere la speranza per la vendita libera. Poi il Gos (gruppo operativo sicurezza) ha bloccato tutto, infine l’ok definitivo che ha riaperto i giochi ma anche sconfessato tutto quanto si era deciso in precedenza. Un’assunzione di rischio visto quanto accaduto nell’ultimo derby, tanto che il aveva deciso di anticipare la partita alle 18 per poter contrastare meglio i possibili incidenti tra le frangie più esagitate delle tifoserie.
 
Intanto ieri si è avuta la certezza definitiva della data e dell’orario: si giocherà domenica alle 18. Lo ha deciso la III sezione quater del Tar presieduto da Italo Riggio. Ribadito anche in sede collegiale quindi il «no» espresso dal presidente della stessa sezione il 15 maggio scorso all'istanza cautelare del Codacons. L'associazione dei consumatori sollecitava lo spostamento dell'orario della partita vista la concomitanza con le elezioni comunali.
 
Ora spetta solo alle due tifoserie vivere con la massima civiltà l’evento, sperando che qualche folle non decida di infiltrarsi nei settori avversi per seminare il panico. Fin troppo chiaro l’appello del presidente del Coni: «Se falliamo prova - dice Malagò - e parlo delle tifoserie, vuol dire che poi ognuno si assume le proprie responsabilità. Non sono preoccupato perché penso sempre al buon senso della gente». Speriamo abbia ragione.