La Roma: «Quelli non sono nostri tifosi»

22/05/2013 10:58

MANI LEGATE - Perché è chiaro che le società, davanti a questi fatti, hanno le mani legate. Più che mettere in atto tutte quelle procedure - in accordo con le forze dell’ordine - per prevenire e vigilare, non possono fare. Qualcosa in più potrebbero gli altri tifosi. Sarebbe bastata una reazione di diniego, di disgusto più forte rispetto ai timidi fischi che si sono sentiti in , dopo i cori contro Balotelli, per evitare la chiusura della . Un particolare da tenere a mente. Il club giallorosso, però, non ci sta ad essere identificato con l’intolleranza razziale. E ieri lo ha messo nero su bianco. «Quello che è accaduto domenica scorsa è terribile e inaccettabile. La AS Roma non considera i responsabili di tali fatti come suoi tifosi. Le azioni di questo gruppo ristretto sono detestabili e danneggiano la nostra società».
 
LOTTA - Adesso la Roma si trova in una posizione delicata. La della e il termine della stagione hanno fatto “evaporare” la diffida, che Tosel aveva comminato dopo quanto accaduto a San Siro durante Milan-Roma, con tanto di sospensione da parte di Gianluca Rocchi, sempre più arbitro europeo. Ora, però, la Roma ha una «recidività specifica», il che significa che al prossimo episodio di razzismo il club si troverà nella poco invidiabile situazione di avere una strada privilegiata per pene più severe. Un comportamento che, dunque, sottolinea ancora la Roma, «danneggia i nostri fedeli tifosi che rispettano le leggi. Non abbiamo ancora ricevuto un rapporto dettagliato dalla Lega o dalla Federazione, ma continueremo a lavorare con loro e con le forze dell’ordine per garantire che venga fatto tutto il possibile per identificare e bandire i responsabili dagli stadi di calcio». (...)