La Roma si butta via, il Chievo passa al 90’

08/05/2013 12:44

Dei primi 45 minuti, allucinanti, si ricordano Osvaldo (un sosia di quello vero) che calcia a colpo sicuro da cinque metri: sicuro di colpire Puggioni (34'), si ricordano e ai minimi storici. Per scuotere il bosniaco occorre che Cofie gli assesti un involontario pugno in faccia che lo fa sanguinare come un pugile (38'). Si ricorda infine una bastonata di su punizione in pieno recupero. Negli spogliatoi della Roma qualcuno deve aver ricordato al gruppo che quelle persone in tribuna hanno pagato il biglietto. I giallorossi tornano apparentemente più motivati. calcia su Puggioni (4'). Un tiro deviato di rimbalza sulla traversa (8'). Dal corner Puggioni fa un miracolo su Burdisso (9'). Pure Dodò, nella ritrovata eccitazione collettiva, servito da , rischia di segnare (21'): Dodò è uno di quei tipi veloci solo quando non serve esserlo e soprattutto non sa difendere la palla: perfetta allegoria di questa squadra. La Roma, nonostante siano entrati Lamela e , lentamente scolorisce e torna idrogeno in pochi minuti. I suoi attacchi non pungono, non offendono, non producono che altri fischi (il tiro sbilenco di al 43'). Sbracata in difesa, al 90' Thereau le cucina la frittata, gialla come la sua maglietta. I festeggiamenti del 30ennale dello scudetto del 1983, prima della partita, non erano stati di buon auspicio, né ben congegnati. Erano appena cinque i calciatori di quella gloriosa stagione a sfilare sotto gli spalti. Essendo così pochi, Superchi, Chierico, Nela, Righetti e Faccini, più che protagonisti parevano dei superstiti. E il minuto di silenzio per la morte di Giulio Andreotti, pur di provata fede romanista, s'era risolto in un carnevale di urla, balletti, fischi e botti. Degni inizi di un finale no comment.