26/05/2013 13:09
Il fatto Nè in quelli di Federico Marchetti, Antonio Candreva e Sergio Floccari, presumibilmente i tre calciatori della Lazio minacciati al telefono da ignoti, anche qui presumiamo, romanisti (anche se uno avrebbe usato uno spiccato accento napoletano). Le chiamate avrebbero raggiunto pure un membro dello staff di Petkovic e, cosa ancor più grave e delicata, nel caso di Candreva avrebbero avuto in oggetto anche la figlia piccola. «Non è piacevole sentirsi dire "dovete perdere la partita altrimenti vi ammazziamo". È capitato non a una, ma a più persone. Abbiamo già denunciato tutto, ma la formalizzazione avverrà dopo la partita», ha raccontato il presidente della Lazio Claudio Lotito. Noi non possiamo essere più precisi, proprio perché al momento di andare in stampa il club biancoceleste non aveva ancora presentato denuncia formale alle autorità, avvertite telefonicamente venerdì sera.
Il retroscena Un «ritardo» che ha irritato, non poco, la Questura di Roma, già spiazzata dalla diffusione della notizia. Venerdì sera, la Digos aveva pregato Lotito di formalizzare tempestivamente laccaduto, fornire tutti i dettagli utili alle indagini e, nel frattempo, mantenere il massimo riserbo. Perciò, ieri quando il capo ufficio stampa della Lazio Stefano De Martino, per mettere a tacere le voci incontrollate che circolavano dalla mattina, ha riferito ai cronisti a Formello delle minacce, in Questura sono rimasti interdetti, e più di qualcuno è stato sfiorato dallidea di verificare se ci fossero i presupposti del reato di procurato allarme. Lotito assicura che la denuncia arriverà (tre anni fa, per minacce simili ricevute prima del celebre Lazio- Inter, non la presentò mai, ma lindagine fu aperta ugualmente), maintanto ha corso il serio rischio di gettare benzina sul fuoco: lo scopriremo stasera. Intanto, «quello che è accaduto dice Lotito non collima con quanto abbiamo predicato fino ad oggi: quello di un derby allinsegna del rispetto delle regole e della correttezza. Voglio isolare la squadra da queste situazioni che non hanno nulla di sportivo e che sono opera di persone scriteriate ». Sulla stessa lunghezza donda Burdisso, vittima con la Romadi alcuni striscioni minatori, ha espresso solidarietà ai colleghi: «Mi dispiace, queste cose non dovrebbero succedere. Mi auguro che sia solo una grande festa per tutti, indipendentemente dal risultato».
Timori E qui sta la preoccupazione maggiore delle forze dellordine, tra chi in questi giorni ha svolto unintensa attività di prevenzione tra gli ultrà delle due tifoserie. Contrariamente a quanto avvenuto l8 aprile scorso, oggi i timori della Digos si concentrano sul post-partita. Gli ultrà sconfitti potrebbero scatenarsi nelloscurità, soprattutto i romanisti, per due ragioni: rispetto ai laziali sono più numerosi e, al loro interno, più divisi (la spaccatura si sarebbe acuita dopo lintroduzione della Card Away), quindi meno controllabili. È probabile, infatti, che un gruppo di «dissidenti » oggi si darà appuntamento davanti al Ponte Duca dAosta, in modo da incrociare gli ultrà «rivali» in arrivo da Ponte Milvio. Preoccupano anche le infiltrazioni tra i biancocelesti, che stasera ospiteranno in curva Nord ultrà veronesi, interisti, madrileni, inglesi (Chelsea), tedeschi, perfino croati, in tutto una cinquantina di persone pronte a intervenire in caso di bisogno. Se tutto filerà liscio, fanno sapere le forze dellordine, assisteremo comunque ad uno spettacolo poco edificante delle due curve: fumogeni, petardi e una lunga sequenza di striscioni offensivi, se non antisemiti. Allegria.