NOSTALGIE - Il calcio degli ultimi anni non lo appassionava più tanto: troppo fisico. Cinque anni fa, intervenedo a Gr-Parlamento-La politica nel Pallone, svelò:
«Quanto mi manca la Roma di Testaccio. Cera sempre calore e cattiveria, eravamo anche scontrosi. La squadra era tutto». Viveva a via dei Prefetti e i giocatori andavano a mangiare in una trattoria da quelle parti. E lui era lì, insieme ad altri ragazzini. Una storia non diversa da quella che raccontava lAvvocato Agnelli che sfidava le ire paterne quando, invece di badare ai saluti sulle banchine della stazione, prestava tutte le sue attenzioni a Federico Munerati, talento di quella Juve pionieristica. La nostalgia di Andreotti riguardava i pali di Testaccio avventurosamente verniciati che lasciavano segni indelebili sui suoi pantaloni, alle partite viste dietro la porta perché «i soldi erano pochi ma per la Roma cerano sempre». Gli piaceva il calcio tecnico e gli piaceva Totti perciò gli tirò le orecchie quando a fine Mondiale 2006 annunciò il ritiro dalla Nazionale: «Se ci rifletteva un po di più era meglio ma è tanto bravo e qualcosa gli si può perdonare». E al matrimonio del Capitano cera anche lui. Ora Totti lo ricorda così: «Giallorosso come pochi, sono certo che continuerà a fare il tifo per noi anche dal cielo con la stessa passione di tutta una vita».