Senza rigore

13/05/2013 10:32



Come a dire: fate la fotografia alla Roma che esce dal campionato senza Europa, alla Roma che arriva settima, ma non metteteci per favore, perché lui - rosso o non rosso, cori o non cori - si meriterebbe tutto. Tutto. Tutto è ancora quello da prendere, tutto è ancora quello che devono dimostrare tutti: società, squadra, vecchio, nuovo o nuovissimo allenatore. C’è il tempo di una partita e c’è ancora persino il tempo del futuro, purché si costruisca. Ieri mentre a San Siro non succedeva niente, a Manchester sir Alex Ferguson diceva addio al suo United. Ha vinto tutto ma per farlo ha aspettato quattro anni (per una Coppa di casa) e persino sette per un campionato.Questo va detto, questo va ricordato, ma quel Manchester di Ferguson era già il Manchester di Ferguson dal primo giorno, non di Luis Enrique per tre quarti di stagione o di Zeman per mezza. Va programmato, costruito, eretto davvero ferocemente il futuro della Roma e poi difeso ogni centimetro, ogni secondo. Senza ambiguità, né personalismi, senza permalosità. Sempre ieri il Watford di Cassetti ha segnato al 97’ il gol che lo porta a Wembley per la promozione in Premier nell’azione di un rigore parato che nemmeno trenta secondi prima l’avrebbe eliminato. E’ il bello, il bellissimo e il tremendo del calcio. E’ quello che ci aspetta il 26 maggio. Sarà così a ogni calcio d’angolo, sarà così già adesso, è così per i tifosi della Roma. Queste giornate sono terre di mezze, sono mezze stagioni, lunghi e noiosissimi pomeriggi, intervalli dove si può ancora facilmente giustificare ancora questo niente purché quel giono, quel pomeriggio, quella sera la Roma si prenda quello che si deve prendere: la Coppa, la Stella, l’Europa, il Derby... Tutto.