08/06/2013 11:18
Rispetto al passato cè una grossa differenza. La responsabilità della scelta ricadrà interamente su Sabatini. Certo, in società ci si confronta, si parla quotidianamente con la proprietà, che ha posto a capo di Trigoria un suo uomo, il Ceo Italo Zanzi. Però le dimissioni di Baldini questo significano: a Sabatini sono state affidate le chiavi delle cose di campo. Per rafforzare il concetto, la società ha smentito «categoricamente qualsiasi voce» sulle «presunte dimissioni» di Sabatini, legate - questi erano i rumors - a uneventuale divergenza tra lui e il resto della dirigenza sullallenatore. I fatti sono altri. Il peso della responsabilità si fa sentire, il ds sa di non poter sbagliare.
Si spiega così la necessità di temporeggiare. Soprattutto alla luce delle dichiarazioni di Sabatini, in questa immaginaria griglia di partenza è in pole Marcelo Bielsa, argentino, ex Ct del Cile, che in Europa ha allenato lEspanyol e lAtletico Bilbao, sua attuale panchina. In corsa con Bielsa resta Laurent Blanc. E Rudi Garcia? Gode della stima di Sabatini, ha vinto un campionato col Lille, ma la recente infelice esperienza con Luis Enrique (un esordiente, però, mentre Garcia non lo è affatto) potrebbe convincere il ds a lasciar perdere. Attenzione tuttavia alle facili interpretazioni delle parole del ds: «Di prestigio sono solo le persone». Potrebbe voler dire che anche Garcia lo è, nonostante un curriculum meno ricco. Occhio a Gerardo Martino, nonni italiani, ex Ct del Paraguay, poi alla guida degli argentini del Newells Old Boys. Quanto a Mancini, lex tecnico del City rappresenta quel residuo 10% di possibilità che non sbarchi uno straniero. Non è una questione economica, avvertono a Trigoria, perché un sacrificio importante sarebbe stato fatto anche con Allegri. La piazza romanista, come pure i senatori dello spogliatoio, tifa per il Mancio. Lo dimostrano i sondaggi su Internet. Però Sabatini, che sta esaminando le candidature a 360 gradi, non può permettersi di ragionare col cuore. La prossima stagione della Roma è mai come ora nelle sue mani. Anzi, nel suo cervello.