28/06/2013 14:12
L'ufficio apertura fascicoli allora si attiva prontamente: apre, appunto, un fascicolo sul caso su cui la procura in questione ha aperto il suo. Inchiesta della Federcalcio!, si dice e si scrive, senza pesare bene le parole, perché l'inchiesta è della magistratura: sempre e comunque. Sempre e senza eccezioni, da calciopoli a scommettopoli a procuratoropoli alla prossima che verrà, sicura, sicurissima. L'ufficio apre il fasciolo generalmente in simultanea con la dichiarazione di fermezza e massima collaborazione con gli inquirenti dettata dal dirigente di turno: il presidente federale Abete o quello della Lega Beretta, più di rado. Poi comincia la lunga attesa della trasmissione degli atti: bisogna infatti, spiegano i dirigenti, lasciar lavorare le procure che hanno ben altri mezzi rispetto agli ispettori federali. Il che è verissimo, non avendone gli ispettori federali alcuno, tranne quello di leggere i giornali.
Peraltro, a volte non fanno bene neppure quello. E' il caso dell'ultima inchiesta, questa sui contratti in nero dei calciatori, i cui prodromi erano evidenti - e ampiamente descritti dalla stampa - fin dal lontano aprile del 2012. Repubblica, ad esempio, titolò anche in prima pagina una sua inchiesta: i contratti in nero del calcio. L'ufficio apertura fascicoli diede una letta evidentemente superficiale: aprì un fascicolo (forse era un fascicoletto), convocò un paio di procuratori, poi si concordò, patteggiò, dimenticò. Fino alla sveglia di martedì mattina, con 200 finanzieri sparpagliati nelle sedi dei club in tutta Italia a raccogliere documenti, gli stessi documenti che nessuno, nell'ufficio di Palazzi, aveva pensato di controllare, pur avendo assoluto potere di farlo. O forse no: ci avevano pure pensato. Ma non l'hanno fatto. Ci vorrebbe un ufficio inchieste per capire perché.