26/06/2013 12:24
È evidente che il club che di solito garantisce all'atleta un ingaggio al netto delle imposte, subisce in questo modo il doppio svantaggio di non poter dedurre il costo e di dover pagare l'imposta ad aliquota piena. In effetti, nonostante il contributo da oltre un miliardo di euro che il Calcio italiano Spa garantisce al Fisco ogni anno (tra cui oltre 550 milioni di ritenute Irpef e oltre 200 di Iva), sono ancora molti i punti di frizione con l'agenzia delle Entrate che pure da un paio d'anni svolge un ruolo di consulente di Figc e Lega proprio ai fmi della verifica del comportamento fiscale delle società. È stato anche aperto un tavolo di confronto tra i tre soggetti nell'ambito del quale sono state raggiunte su alcune questioni delle possibili soluzioni interpretative. Superata (ma non del tutto come si legge nell'ordinanza di Napoli) l'epoca del decreto "spalma-debiti" (che nel 2003 consentì alle squadre di diluire in io bilanci, poi ridotti a cinque, ammortamenti per un ammontare di 1,1 miliardi), un'intesa tra amministrazione fiscale e istituzioni calcistiche è stata trovata in materia di tassazione dei "diritti di compartecipazione" (articolo 102-bis delle norme organizzative della Figc).
Nell'ambito del calciomercato non di rado il club che cede un giocatore di prospettiva ottiene il diritto a percepire una percentuale dell'eventuale maggior "valore" raggiunto da quest'ultimo dopo un anno. Su queste somme, come indicato anche dalla stessa Figc, non venivano pagate Iva e Irap. Ora l'agenzia delle Entrate ha riconosciuto che trattandosi di una sorta di contratti derivati, in altre parole di operazioni di natura finanziaria, le compartecipazioni non sono soggette al pagamento dell'Iva. Sono tuttavia rilevanti ai fini Irap, per cui chi realizza un guadagno deve liquidare l'imposta e la controparte che realizza una minusvalenza può detrarla. Tra le questioni più scottanti su cui team e Fisco, invece, restano divisi c'è quella delle plusvalenze da calciomercato (su cui si di recente si è anche pronunciato il Consiglio di Stato "suggerendo" l'applicabilità dell'Irap). Su questo fronte le società si sentono doppiamente tassate in quanto sul principale asset di cui dispongono, gli atleti, non possono dedurre l'Irap relativa agli ingaggi, e devono versare l'imposta se conseguono una plusvalenza in caso di cessione.
In Gran Bretagna, al contrario, le plusvalenze da calciomercato, se reinvestite, sono detassate (mentre l'ammortamento è ammesso nei limiti di quanto non reinvestito). Un'altra vertenza che potrebbe in futuro essere chiusa al tavolo Fisco-Lega-Figc riguarda gli ammortamenti (che i club potranno fare in quote non costanti in funzione degli anni del contratto purché adottino criteri omogenei per tutto il parco giocatori). Sul nodo dei compensi dei procuratori a libro paga dei club (in particolare, in occasione di acquisti/rinnovi contrattuali) si starebbe, infine, valutando la possibilità di una revisione del regolamento agenti in vigore fmalizzata a permettere anche in Italia, come già avviene nel resto d'Europa, la cosiddetta "doppia rappresentanza", vale a dire la possibilità che il procuratore curi contemporaneamente gli interessi dell'atleta e della società che lo acquista. In questo modo sarebbe più semplice riconoscere l"'inerenza" del costo sostenuto dal club (che potrà dedurlo) ed evitare che venga riqualificato dal Fisco come un "benefit" occulto del calciatore.