Con queste premesse difficile essere ottimisti

10/07/2013 11:56

Dobbiamo ancora ricominciare che siamo già nel caos. Storditi, ma non troppo sorpresi, dal fatto che qui il tempo sembra non essere passato e, soprattutto, sembra non avere lenito le più recenti ferite. E successo ieri alla Roma, ancora alla Roma, vittima di una contestazione ancora più violenta la sera del 26 maggio, con la Coppa Italia da poche ore lasciata nelle mani biancocelesti. Ma nonostante tutto, episodi di questo genere non vanno circoscritti alla Capitale, che pure — in tema di agitazioni in piazza — non ha bisogno di prendere lezioni da nessuno. La questione è che il calcio in questo Paese continua a non darsi una regolata, talmente avvitato nei suoi vizi peggiori da non riuscire nemmeno a intravedere delle basi diverse, migliori, da cui ripartire.

Se queste sono le premesse, diventa impossibile non essere pessimisti. Se il calcio è diventato così preminente nella vita delle persone, così centrale da non concepire un altro utilizzo di una mattinata estiva bellissima e piena di sole, vuole dire allora che siamo perduti. Destinati a convivere con questa follia collettiva, a misurarci —nolenti — con una estremizzazione del tifo che da tempo ha rotto gli argini e fa sempre più paura.