Osvaldo, perché sì e perché no

23/07/2013 10:21

PRO

1.Tecnicamente non si discute. Non ha segnato 200 gol, come ha risposto indispettito a un romanista che educatamente (in quello specifico caso) lo criticava, però 16 in 29 presenze di campionato e 20 in 37 complessive, sì. Nel proprio repertorio ha la rovesciata, non proprio un colpo qualsiasi e ogni volta che stacca di testa sono dolori per il .

2. È una prima punta eccellente. E quindi difficilmente sostituibile. È vero, in quel ruolo la Roma ha già Borriello, oltre al lungodegente . Però Borriello ha 31 anni e Osvaldo 27. Quanto costerebbe acquistare un altro attaccante del livello di Osvaldo?

3.Osvaldo fa gruppo. È estroverso, è amato dalla squadra, è rispettato dai più giovani, è un senatore dello spogliatoio. Con qualche compagno, con per esempio, vanta un autentico rapporto di amicizia.

 

CONTRO

1.Osvaldo tende a perdere la testa con facilità. Con troppa facilità. Gli episodi che lo hanno visto antagonista, e non protagonista della Roma, quasi non si contano più. In di Coppa Italia, sul punteggio di 3-0, rifila una gomitata a Matheu e si becca tre giornate. Prima e durante il derby di ritorno combina il pasticcio perfetto. Prima, quindi in Palermo-Roma, entra nella ripresa e dopo un quarto d’ora si fa ammonire. Era diffidato, salta quindi il derby. E il bello è che lo salta per davvero: se ne va a Londra. La foto di lui con la fidanzata davanti a un boccale di birra fa il giro del web, scatenando la rabbia dei tifosi romanisti. Il 26 maggio viene inserito da Andreazzoli a 15’ dalla fine. A fine partita si infila negli spogliatoi insultando il tecnico. C’è un seguito. Ai premi USSI, l’allenatore lo bacchetta: «Non è nuovo a queste scene a telecamere accese, poi magari piagnucola nel privato». Replica di Osvaldo: «Facevi più bella figura se ammettevi di essere un incapace, vai a festeggiare con quelli della Lazio». Poi il ritiro, gli insulti dei tifosi, la contestazione. E una nuova replica di Osvaldo: il dito medio.

2. Osvaldo è forte, senza dubbio. Ma non è van Basten, e nemmeno Batistuta. Non ha quella continuità che lo eleverebbe al rango dei più grandi bomber del campionato italiano. Non ce l’ha, né l’ha mai avuta. I 16 gol in Serie A della scorsa Serie A rappresentano il suo primato personale.

3.È un motivo di divisione. Anzi, un motivo in più. In tempi come questi, di polemiche, di contrapposizioni viscerali e assurde tra filoamericani e american-straccions, alla Roma occorre serenità per non buttare via un’altra stagione. Alla Roma. Alla Roma intesa non come società, cordata e partecipazioni azionarie, ma come entità astratta. Come i nostri 22 luglio quotidiani. Come il bimbo della pubblicità Barilla che, quasi trent’anni dopo, ci fa piangere e abbracciarciancora.