Segnali di speranza

27/07/2013 10:45

La curiosità tattica del prepartita conferma l’utilizzo del solito già visto nelle uscite precedenti: e Osvaldo guardano dalla panchina il tridente Lamela-Borriello-Caprari, mentre gli occhi si spostano sull’esordio dal primo minuto di , colpo più caro sinora del mercato targato . L’olandese si piazza al centro del campo, sostenuto sulla destra da e sul versante opposto da Marquinho. Il caldo della Grecia affossa il ritmo della partita, nonostante le continue urla di provino a prendere il sopravvento su una squadra pronta a sfruttare le ripartenze in contropiede. L’intesa del triangolo --Lamela regala a sprazzi la velocità in profondità richiesta dall’allenatore francese, nonostante la forma fisica non aiuti ancora l’intensità di affondare negli ultimi venti metri. Il possesso romanista si infrange dopo circa 17’ sull’unica azione pericolosa dall’Aris: punizione defilata dalla sinistra e papera del giovane Skorupsky beffato sul primo palo da una conclusione che non passerà alla storia. L’indecisione del polacco consegna ai propri compagni la ricerca di una rimonta, timidamente passata da una rovesciata imprecisa di Borriello e una conclusione da lontano di . Caprari si muove, Dodò prova a spingere sulla fascia, mentre e ci mettono il fisico incamerando minuti utili nelle gambe.

La ripresa regala una velocità di gioco superiore, impreziosita dall’ingresso di a cui bastano 8 minuti per regalare due palloni che Borriello prima e Marquinho poi decidono di non mettere in porta. La partita scivola nella consueta girandola di cambi, la spinta della Roma cresce e la platea di Salonicco si stropiccia gli occhi di fronte alla classe del numero dieci romanista. Il meritato pari arriva a 20’ dal termine: calcio d’angolo e spizzata di Osvaldo sulla testa di Burdisso che insacca. Skorupsky si riprende deviando sul palo l’unica conclusione pericolosa del secondo tempo, appena prima che il cross di Balzaretti pescasse il piattone di Bradley, libero da pochi passi di portare in vantaggio i suoi. Verre si gioca il jolly davanti alla porta mentre finisce la voce, stanco e parzialmente soddisfatto: «Vincere fuori casa dopo essere stati sotto significa che il gruppo ha una forza mentale interessante». D’altronde la costruzione della sua Roma è appena iniziata.