Anche al Picchi piangono

26/08/2013 11:09

Nella ripresa il tecnico toglie Borriello (tanto la clausola da 300mila euro era scattata), inserisce Gervinho, manda a fare il centravanti e la partita svolta. E anche qui, ci sarà un motivo. Per la prima ufficiale sulla panchina della Roma, smentisce i pronostici lasciando in panchina Gervinho e schierando al centro dell’attacco Marco Borriello, con a destra e che parte dalla sinistra ma con licenza di svariare sull’intero fronte d’attacco. In panchina c’è pure Lamela, giusto per congedarsi prima della partenza per Londra. In tribuna invece c’è la dirigenza al completo, anche se di mercato non vuole parlare nessuno. Davide Nicola, anche lui al debutto in Serie A, punta a limitare i danni e schiera il suo Livorno con la difesa a cinque, tre mastini a centrocampo e il solo Belingheri a dare man forte a Paulinho in avanti. Ne viene fuori un primo tempo combattuto, in cui la figura migliore la fanno e da una parte, Bardi e Ceccherini dall’altra: ordinato più che propriamente ispirato, il bosniaco manda a tu per tu con Bardi dopo un paio di minuti, Alessandro ci prova, ma la sua conclusione con il è facile preda del .

Le cose migliori arrivano sempre dalla fascia destra, dove si toglie di dosso la ruggine mandando puntualmente fuori causa Gemiti (che infatti esce per infortunio dopo mezz’ora) e poi anche il pur talentuoso Mbaye. Dal piede del brasiliano parte anche il bel tiro che al 17’ impegna Bardi sul primo palo, oltre al lancio per , recuperato in extremis da Ceccherini al 20’. La Roma chiude avanti: al 24’ ci prova con un gran di controbalzo (palla fuori con Bardi immobile), al 28’ ancora il alla conclusione, stavolta dalla distanza, con il pallone che scende ma non abbastanza. Quando si ricomincia, ci vuole poco a capire che il Livorno ha la spia della benzina lampeggiante e soprattutto che la Roma ha tutt’altro piglio. Le prove generali cominciano al 12’, quando pesca in prfondità , sul primo palo che Bardi neutralizza in due tempi. Al 19’ lo stesso numero 24 paga ancora pegno alla sfortuna vedendo sbattere sul palo il bel diagonale di su invito di , a Bardi battuto. Poi sale in cattedra .

Minuto numero venti: gli appoggia un pallone sulla trequarti, lui vede la palla arrivare e sembra contare i passi, perché quando calcia di prima intenzione con il non ha neanche bisogno di guardare la porta, tanto lo sa che il pallone andrà proprio lì, fra palo e , precisa e forte come l’urlo che si concede prima di farsi sommergere dagli abbracci. Non è finita. Minuto numero ventidue: lancio in profondità di per servire sulla corsa , progressione che lascia sul posto Valentini e sinistro che fulmina Bardi sul secondo palo, talmente bello da rimetterci una spalla. La partita del Livorno finisce qui, quella della Roma dura ancora una ventina di minuti, in cui più che altro si diverte a farsi beffe di Dionisi, mentre Bardi strappa ancora gli applausi del Picchi volando a mettere sopra la traversa un gran di . Da qualche parte bisognava pur ricominciare