Ljajic: "Qui e Firenze, gioco solo dove il calcio è bello"

31/08/2013 10:48

LA STAZIONE - Si presenta in questo modo come avesse sempre studiato recitazione. Invece recita se stesso, la faccia luminosa di , lui che è canzone e croce, Jekyll e Hyde, Orazio Coclite ed etrusco invasore. Sa già quello che i tifosi vogliono sentire. Non si fa cogliere mai di sorpresa. «La Roma è un club ambizioso, io sono ambizioso, non ho nessuna intenzione di considerare i giallorossi una stazione di transito. Sono qui per restare dieci anni. Intanto ho firmato per quattro e sono subito andato ad allenarmi»

Tanta fretta gli ha consentito, racconta, di vedere all’opera un gruppo di ottimo livello, un allenatore bravo «che se mi chiede di giocare terzino io gioco terzino, però preferisco esterno in attacco» , un bel centro sportivo e la voglia di fare le cose alla grande. «Qualificarci per le coppe europee e vedere che cosa succede in campionato. Io dico che l’unica squadra superiore alla nostra è la . Poi c’è un plotoncino che può puntare al secondo posto e di questo facciamo parte anche noi della » .

Il lapsus è pacchiano e comprensibile dopo tre anni di prestazioni oscillanti, show indimenticabili e litigi perforanti con la maglia viola. «Questo fatto del ragazzo cattivo mi indispone. Potete chiedere ai miei ex compagni se sono cattivo. Del litigio con Delio Rossi ho parlato tanto e non ci voglio più pensare» . (...)

IL COPIONE - Sapeva anche questo. Che a Roma oggi ci sono due parole capaci di far scattare riflessi condizionati e riaccendere il senso di ragno nei tifosi. Una è derby. L’altra è . «Alla tiravo le punizioni. Qui potrei farlo solo quando non gioca. Se c’è lui, io mi piazzo per recuperare la ribattuta» . (...)