Tuona Di Martino: «Con queste sentenze non si aiuta il calcio»

03/08/2013 11:37



E’ così, procuratore?

«Mi viene da ridere, ho letto che qualcuno vorrebbe le mie dimissioni. La sentenza della Disciplinare è un problema del calcio, non mio».



Gli avvocati di Mauri hanno contestato apertamente l’arresto.


«Guardi, tornando indietro lo richiederei di nuovo anche solo su quello emerso allora. In questi mesi abbiamo acquisito altri elementi che hanno aggravato la sua posizione, ma per ovvi motivi non ho potuto fornirli a Palazzi. E comunque non serviva: si può discutere sull’associazione che ritengo comunque fondata,masulla frode sportiva le prove sono granitiche e il processo lo dimostrerà. Del resto un giudice, vero, mi ha dato già ragione».



Pensa che la sentenza sportiva sia un contributo alla pulizia nel mondo del calcio?

«Non le rispondo direttamente. Faccio notare una cosa: come si può ritenere attendibile e poi non dare seguito alle sue dichiarazioni? E ancora: Ilievski non va certo a Roma o a Lecce per turismo. Fa parte di una organizzazione internazionale che ha come scopo corrompere i giocatori».




Per la Disciplinare gli illeciti sono acclarati, ma resta il dubbio sul ruolo di Mauri.

«Questa poi…Se non ho capito male volevano trovare le scommesse nell’agenzia di Aureli. Forse dovrebbero leggere gli atti, così capirebbero che le puntate anomale sono fatte su canali alternativi, quasi sempre all’estero. E la scheda coperta è usata molto prima di quanto aveva detto Mauri. C’è un motivo se ha mentito…».



Resta il fatto che oggi la sua ricostruzione esce malconcia.

«Mi sono accorto di una cosa che in un primo momento avevo sottovalutato: giustizia sportiva e giustizia ordinaria, così convivono a fatica. Prendete i tempi delle sentenze. Che senso ha che la giustizia sportiva si esprima prima di quella ordinaria? Faccio una domanda non causale: e se domani Mauri fosse condannato da un tribunale della Repubblica che facciamo? Ha senso? E’ intelligente? ».



Cosa ne pensa della gestione di tutta la vicenda scommesse?

«Beh, se dall’interno del mondo del calcio pensano di risolvere il problema così... Con sentenze del genere, anticipate tre giorni prima su tutti i giornali... Facciano pure. Non spetta a me censurarli. Io mi occupo di altro».



Continuerà a collaborare con Palazzi?

«Qualche perplessità ce l’ho. Non capisco l’evoluzione dei giudizi. Quando è toccato ai primi, mi riferisco a Doni e compagnia, i processi erano fatti in maniera molto semplice. Si prendevano le carte, si ascoltavano gli interessati e si decideva. Giusto o sbagliato che fosse. Gli ultimi invece si sono trasformati in processi che sono andati oltre le indagini penali. Nel caso di Mauri sono state sentite molte persone, anche Zamperini e Aureli. Gente che ovviamente difendendo Mauri difendeva se stessa. Osservo che a me non è stata data la possibilità di parlare con Zamperini. Ho chiesto al suo avvocato di poterlo fare: mi ha detto che non aveva più rapporti col suo assistito. E invece va alla giustizia sportiva, racconta che Ilievski resta fuori da Formello mentre lui prende i biglietti… Perché non viene da me a raccontarla questa storiella? Come Aureli: mi ha fatto cercare dal suo avvocato perché vuole collaborare. Lo sto ancora aspettando…».



Come ne usciamo da questa Babele?

«Forse non è un bene che le persone siano sentite prima dalla giustizia sportiva e poi da quella ordinaria. Capisco le esigenze del calcio, l’inizio dei campionati, l’importanza di non avere sorprese a eventi in corso, ma probabilmente il gioco non vale la candela».



Dica la verità, è molto deluso…

«Non mi straccio le vesti, me l’aspettavo. Sono sereno: la mia posizione su Mauri è granitica. Per ciò che è emerso e per ciò che emergerà. Certo, non capisco come certi reati si possano trasformare in omesse denunce».



Si riferisce solo a Mauri?

«C’è anche qualche somiglianza con , ma nel caso dell’allenatore la situazione era più articolata dal punto di vista giuridico e c’era margine per giustificare la derubricazione. Su Mauri spazi per altre conclusioni non ci sono».




E se alla fine i giudici, quelli veri, assolveranno Mauri?


«Ne prenderò atto. Viceversa, meglio non rispondere».