06/09/2013 11:23
Giochiamo più vicini, dice Leandro, quindi la squadra rimane sempre corta. E quando per esigenze offensive deve salire un terzino, De Rossi resta inchiodato lì. Un mastino davanti alla difesa. Ma non solo. Perché De Sanctis non sarà Buffon ma di sicuro è uno che si fa sentire, perché Benatia è un cagnaccio, perché Balzaretti di questanno non è quello di dodici mesi fa, perché Maicon è qualcosa di più dellonesto Piris, perché Strootman è un centrocampista di livello mondiale, perché la sintonia con Garcia ha risvegliato Pjanic, perché Ljajic dà limpressione di valere Lamela. E poi, vabbé, cè Totti che basta la parola. Dietro cè però luomo che ha scritto le istruzioni per luso. Rudi Garcia parla con tutti, chiarisce ogni cosa, ha lo sguardo fiero e le idee chiare. Forse, con gli anni è migliorato anche lui. Per carità, finora hai giocato contro Livorno e Verona, non contro Milan e Juventus. I conti si faranno più avanti. Però un avvio così forte in una prima divisione il tecnico di Nemours non laveva mai avuto. Prima di quello romanista - due partite, 6 punti, 5 gol realizzati, 0 gol subìti - il miglior sprint era stato col Le Mans nel 2007: 1-0 al Metz in casa, 3-1 in trasferta al Sochaux. La stagione proseguì con una vittoria per 2-1 a Bordeaux. Nove punti su nove. Lincantesimo si spezzò proprio contro quella che sarebbe poi stata casa sua per cinque stagioni: il turno dopo pareggiò 1-1 col Lille, poi giunse la prima sconfitta per 3-1 col Monaco. Pensate. Nel 2010/11, la stagione chiusa con il trionfo del Lille in Ligue 1 a 57 anni dal secondo titolo e la conquista della Coppa di Francia, Garcia aveva cominciato in maniera pessima: quattro pareggi consecutivi, due 0-0 (Psg e Sochaux) e due 1-1 (Rennes e Nizza). Qualcosa è cambiato sicuramente a Trigoria. Dove prima di allestire una squadra più competitiva delle precedenti si è pensato a costruire delle fondamenta solide. Sono le spalle di Garcia. E sono spalle forti.