Garcia sorride «Una squadra che dà gioia»

02/09/2013 09:40

PER IL DERBY - si è spostato di panchina allo scopo di sentirsi circondato dalla . Che ieri era deserta per le misure antirazzismo. Il resto dello stadio ha cantato a sufficienza, però in questa serata di soddisfazioni speciali l’allenatore avrebbe voluto ascoltare di più e di più sonoro. «La chiusa non mi può piacere. Ma alla prossima partita saranno tutti là ed è una partita importante». (...) «Abbiamo giocato una partita intelligente. Il Verona ha molte qualità, difende bene, va in contropiede. Mi è piaciuta la nostra capacità di essere pazienti. L’importante era segnare il primo gol».

Esisteva un piano dietro la sonnolenza della prima ora. Un piano B «Avevamo deciso di cominciare forte, ma faceva caldo, non si poteva avere il movimento che serviva. Avremmo dovuto giocare di prima, con meno tocchi. Non è facile quando non ci sono spazi, non trovavamo soluzioni. Però ero certo che nel secondo tempo con gli inserimenti degli esterni e dei centrocampisti e maggiori spazi avremmo fatto buone cose. Vincere due partite di fila è un buon inizio, ma per favore restiamo umili e tranquilli. La stagione è lunga. Un buon inizio, sì, nient’altro».

 
TUTTI CON NOI - è entrato sul primo pallone, ha esultato prima ancora di toccarlo, lo ha sfilacciato fuori. Non ci credeva neppure lui. E si è spento. Non secondo . «Alessandro ha svolto il lavoro che volevo, stancare gli avversari per poi permettermi di inserire . Mi raccontano che la Roma negli anni scorsi avesse difficoltà a chiudere le partite che avrebbe meritato di vincere. In effetti fare il break, cioè andare avanti di un paio di gol, è importante per il morale della squadra. Ma tutto è importante nel calcio, il talento non è sufficiente. Serve la voglia di giocare e quello che la Roma sta facendo vedere, ciascuno degli uomini in campo che lavora per i compagni. I ragazzi stanno bene insieme, lavorano molto. Questo entusiasmo è fondamentale per le singole partite e per questa stagione. Viviamo la gioia di giocare insieme, attaccare insieme e difendere insieme».

Sembra una ricetta facile da cucinare. «Facile a dirsi, in realtà. Bisogna giocare con la testa. Vero che il primo gol è stato fortunato, ma quando attacchiamo tanto, entriamo in area, tiriamo da fuori aumentiamo esponenzialmente la possibilità che il gol arrivi. Sono felice per e contento per Gervinho, che dà velocità alla squadra. Abbiamo bisogno di riconquistare i tifosi, di convincerli. Quando la gente vede che la squadra gioca come un gruppo unito, determinata, combattiva, di sicuro lo riconosce». (...)