19/09/2013 14:10
Dottor Massucci, non si è esagerato con la tolleranza zero delle norme anti-razzismo rendendo le società deboli verso gli ultras?
"Siamo in una situazione molto delicata. E' vero ed è evidente anche per noi, ma in questa fase è necessario dare segnali chiari. Siamo preoccupati che possa innescarsi un meccanismo di debolezza dei club, ma abbiamo anche registrato che nelle prime giornate di campionato certi comportamenti razzisti sono venuti meno. Basta paragonare le multe della passata stagione. Quindi le nuove regole sono importanti e coraggiose".
Ci sono presidenti che hanno rapporti difficili con le proprie tifoserie ultras, inchieste che hanno mostrato veri e propri tentativi d'estorsione in passato nei confronti di dirigenti di primo piano. Con l'automatismo delle nuove regole non sono ricattabili, anche solo da poche decine di persone?
"E' un terreno minato e la Giustizia sportiva è autonoma nelle sue scelte. In questa fase noi stiamo con ogni intervento che punti alla legalità, ma il rischio esiste. Alle società dico che oggi hanno opportunità di confronto con le forze dell'ordine che sono quotidiane e, se fossero ricattate, non hanno nemmeno bisogno di andare a fare una denuncia: esistono spazi di collaborazione così stretta nei quali possono segnalarci la cosa. Lo facciano".
Questo è un momento in cui va dato un segnale forte, ma prima o poi si dovranno ripensare queste norme?
"Sì, la sintesi corretta è questa".
Ci sono casi in cui il referto dell'arbitro o degli ispettori della Figc sono stati smentiti da atti ufficiali della Digos. Non c'è un problema di armonizzazione delle due attività?
"Il problema esiste, ma questa domanda andrebbe fatta al procuratore della Figc. In passato esisteva il meccanismo delle esimenti che adesso è caduto e la questione è aperta. Per noi forze dell'ordine è impossibile incriminare una persona sulla base di un labiale, impensabile. In questa fase, però, questo rigore da parte della giustizia sportiva è necessario".
Andrà corretto?
"Andrà sistemato perché così si finisce anche col rivolgere accuse pesanti a intere comunità come nel caso della tifoseria del Sassuolo. In questa fase, però, la necessità di un segnale di rigore era ed è inderogabile".
Voi avete ringraziato i tifosi intervenuti a San Siro nella rissa finita su tutti i siti grazie a un filmato...
"La responsabilità di quelle scene è degli incivili che ritengono di poter continuare a comportarsi in quel modo all'interno dello stadio, peraltro subendo conseguenze gravissime. Pensare che si possa farla franca è demenza, pura follia. Quella sera allo stadio c'erano 72.000 spettatori e quasi tutti sono tornati a casa senza nemmeno accorgersi di quanto è accaduto o con una percezione di insicurezza. A noi piace aver sentito, ad esempio, l'esternazione di dissenso delle persone perbene".
Quelle grida delle persone 'normali' sono un segno di speranza?
"Vanno registrate con la consapevolezza che qualche anno fa sarebbe stato pensabile che succedesse in un settore contiguo a quello degli ultras perché c'era un'appropriazione incondizionata del territorio senza che nemmeno si discutesse. Oggi non è più così".
Però in quello spazio caldissimo c'era solo uno steward...
"Gli steward sono figure d'accoglienza e non sono né buttafuori né sceriffi con la casacca gialla".
Non sono come gli steward inglesi? Anche a Verona - negli scontri dopo la partita col Milan - osservano la scena quasi senza intervenire. In Inghilterra hanno il potere di buttare fuori chi viola le regole...
"Il modello inglese non è solo lo steward e i suoi poteri. Anche da noi uno steward può buttare fuori una persona e sottolineo che a San Siro sono stati capaci di risolvere la situazione da soli e senza l'intervento delle forze di polizia che, se ci fosse stato, sarebbe stato un disastro".
Ripeto, però... In quello spazio a rischio non doveva esserci una presenza più massiccia?
"All'inizio la situazione era tranquilla".
Inter-Juventus è una partita 'promiscua' per definizione. A un passo dalla curva perché solo uno steward?
"Sicuramente ci sono cose che vanno migliorate e la situazione non era stata valutata a rischio. E' stata la reazione scomposta di uno e la risposta degli altri a rendere tutto inaccettabile".
L'identificazione e la denuncia dei responsabili è un avvertimento per tutti?
"E' la conferma che c'è un sistema che funziona e che è in grado di dare risposte rapide in caso di episodi di violenza come quello. Ce ne saranno anche altri. I segnali nei confronti degli imbecilli sono chiari: i dibattiti sull'abolizione della tessera del tifoso e la normalizzazione delle procedure per andare allo stadio sono molto belli, però poi bisogna fare i conti con la realtà".
L'inizio di questa stagione non è stato incoraggiante dal punto di vista della sicurezza...
"Il sistema funziona se ha grande rigore. Non è il momento di abbassare la guardia. I segnali vanno nella direzione opposta e l'esperienza dice che non ci vuole molto a passare dai segnali a una situazione d'emergenza. Pensare di passare oltre alcune regole che ci siamo dati è sbagliato; bisogna mantenerle con la consapevolezza che possono esserci facilitazioni nell'acquisto per bambini e famiglie oppure altro. La via del rigore, però, non può essere abbandonata".
Avete timori per il derby di Roma?
"Timori è eccessivo, grande attenzione sicuramente. Non ci sono segnali di particolare rischio specifico, ma è innegabile che il contesto è particolare".
Il Prefetto ha detto che in caso di incidenti il ritorno potrebbe essere lontano da Roma
"A me sembra che il Prefetto stesse facendo un appello a Roma a dimostrarsi diversa dal modo in cui è apparsa altre volte in passato. Non dimentichiamoci che in mezzo c'è stata una finale di Coppa Italia che è uno dei migliori esempi di organizzazione della sicurezza e civiltà che le due tifoserie abbiano mai dato. Quella è la strada su cui muoverci, altrimenti verranno fatte riflessioni differenti".