19/09/2013 11:11
E lo spettacolo?
«Arriva dallintreccio fra giallo e commedia allitaliana ».
Lei ha raccontato Roma attraverso la lente dellimmigrazione e dellintegrazione. Levoluzione sociale è coincisa con quella sportiva?
«LItalia ha una forte identità calcistica, sia a livello di club che di Nazionale. Alla lunga però può diventare un elemento negativo, perché si tende a scaricare sul calcio disagio e frustrazione».
Nel suo romanzo «Scontro di civiltà per un ascensore in Piazza Vittorio», uno dei protagonisti ammette di aver ucciso il gladiatore solo perché era della Lazio. È una provocazione, ma secondo lei fin dove può arrivare lintolleranza di un tifoso?
«Lo stadio è lo stomaco di un paese. Quando ero adolescente in Algeria cera la dittatura, eppure allo stadio si sentivano i cori contro lo Stato. La gente era stanca e quello ero uno spazio per respirare. Dallo stadio si può veramente capire lumore di un paese».
Sappiamo che non è facile, ma se la sentirebbe di provare a dare una spiegazione antropologica del derby di Roma?
«È molto difficile, è troppo irrazionale. A me però piacciono due aspetti: lironia dei tifosi e la motivazione dei giocatori ».
Lo sport quale ruolo gioca nellintegrazione fra immigrati e italiani?
«È fondamentale. Ho visto tanti immigrati costruirsi una rete di amicizie grazie al calcetto ».
Romanista o laziale?
«Romanista da sempre».
Un pronostico?
«Ovviamente Roma: mi aspetto un bel 20 ».