27/09/2013 10:10
CURA DEI DETTAGLI
Che Garcia fosse un tecnico attento ai particolari, è apparso chiaro sin dai primi giorni dopo la tournée americana. Durante gli allenamenti, soprattutto quelli dove effettua esercitazioni tattiche, impone ad esempio di chiudere le persiane degli uffici e delle sale che puntano sul campo per essere sicuro che personale, curiosi e gente di passaggio, non possano spiare il lavoro della squadra. In queste settimane ha fatto una sola eccezione, per il presidente Pallotta. Ma non solo: la cura dei dettagli avviene anche durante le riunioni tecniche. Più di una volta ha cambiato la disposizione dei tavoli, perché quando parla vuole sempre avere la possibilità di guardare negli occhi ogni elemento della rosa. Duro ma leale, ha avuto sempre un atteggiamento protettivo nei confronti del gruppo che non è passato inosservato. La conferma è arrivata da De Rossi: «Anche i sassi sapevano che Osvaldo voleva andare via e che quindi non sarebbe stato un giocatore di Garcia ma lui si è preso comunque la responsabilità di difenderlo contro i nostri tifosi che erano arrabbiati e delusi. E l'allenatore che mette il gruppo prima di tutto è qualcosa di importante. Poi si può arrivare ottavi o primi ma le basi sono già buone».
LE NOVITÀ
Dallistituzione del consiglio dei saggi, come a Lille, per coinvolgere i rappresentanti del gruppo nelle decisioni («da prendere in tempi brevi», precisa lui), Garcia ha capito immediatamente alcune dinamiche allinterno dello spogliatoio, troppo spesso sottovalutate negli anni scorsi. Nel mercato ha accettato qualche decisione difficile da digerire a priori (cessioni Lamela, Osvaldo e Marquinhos) ma ha poi imposto alcune scelte (Gervinho e la permanenza di Pjanic) dimostrando di non avere preclusioni nei confronti dei calciatori che sono rimasti (Borriello) e che originariamente non rientravano nei suoi piani.
RAPPORTO DIFFICILE
Loptimum raggiunto tra i risultati in campo e il feeling con squadra e dirigenza (ieri Sabatini ha detto: «Siamo stati fortunati a trovare un allenatore che ha empatia con squadra e ambiente. Scudetto? Non ci riguarda») viene minato solamente dal rapporto con gli arbitri. Per carità, nulla di preoccupante ma sia l'esordio a Livorno - con la telefonata galeotta a Bompard in tribuna - che l'espulsione di mercoledì (per aver detto al direttore di gara Calvarese: «Hanno visto tutti. Ma non avete gli occhi come tutti gli altri?») dimostrano come debba ancora abituarsi ai costumi italiani. Un altro esempio? Sempre a Genova, una volta espulso (prenderà una semplice ammonizione con diffida) in tribuna provava con telefonino e walkie talkie a comunicare con Fichaux e Bompard. Più di una volta i dirigenti lo hanno invitato alla cautela. Secca la risposta: «Io devo pensare a vincere la partita». Madame e monsieur, voilà Garcia.