02/09/2013 15:31
"Il pullman della Squadra del Verona è stato colpito ieri sera con un lancio da lontano. I tifosi non sono mai arrivati a ridosso del mezzo colpito". E' quanto sottolinea la Questura di Roma: i sassi sono stati lanciata da distanza e non c'è stato "alcun contatto con il mezzo che trasportava la squadra".
Questo è diventato il calcio a Roma, una guerra, con feriti, "puncicate", sassaiole, assalti preordinati, materiali bellici occultati nei pressi dello stadio e tirati fuori all'occorrenza per fare male, con la partita sullo sfondo, mero pretesto per colpire. Non c'è distinzione di colore, Roma e Lazio sono pari in questo becero gioco al massacro. Tanto che entrambe hanno dovuto giocare la prima partita di questo campionato con la propria curva squalificata per razzismo. Uno spettacolo indegno: Lazio-Udinese senza la Nord, Roma-Verona senza la Sud, colpevoli entrambe di buu razzisti e cori violenti contro gli avversari di colore delle due squadre, contro Balotelli durante un Milan-Roma dello scorso campionato e contro gli juventini Ogbonna, Pogba e Asamoah durante Juve-Lazio, Supercoppa italiana poi stravinta dai bianconeri.
Così va il calcio a Roma, un romanzo criminale senza confini che affonda le radici in tempi ormai lontanissimi, da Paparelli - era il 1979 - agli ultimi anni, con derby giocati nel pomeriggio per terrore di scontri poi, comunque, puntualmente accaduti. L'ultimo, la finale di Coppa Italia, si svolse in un clima surreale, con agenti in assetto anti-guerriglia e tifoserie organizzatissime con asce, punteruoli, picconi, bombe carta. L'odio romano ha cambiato pelle, ora è trasversale, unito da una significativa tendenza politica destrorsa, marcatamente fascista e xenofoba, e unito contro gli agenti, i veri bersagli dell'ultima stagione dell'odio. Lo disse alla vigilia del derby di Coppa Italia, il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro: "Attenzione, ci sono soggetti fuori da ogni controllo". Secondo i dati dell'Anip nell'ultimo decennio, il 40% dei 3mila feriti complessivi tra le forze dell'ordine era impegnato nella Capitale per partite di calcio. Un numero mostruoso e in netta controtendenza, comunque, con i dati nazionali, che registrano un significativo decremento della violenza da stadio: si è passato (dati dell'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive che sommano A, B e LegaPro) dai 209 incontri con feriti della stagione 2004-2005 ai soli 60 dell'ultimo campionato. Roma però vive sul filo e già trema per il prossimo derby, ormai vicinissimo, in calendario alla quarta giornata, il 22 settembre. Chissà a che ora - si è sperimentato di tutto, senza signficativi risultati, l'ultimo in notturna, quello dello scorso 8 aprile fece dire, ventiquattr'ore dopo al prefetto: "Mai più un derby in notturna" -, chissà se con le due curve, con quanti daspati, con quanta paura prima e dopo. Questo non è calcio. E questa non può essere e restare Roma.