Stipendi in calo, la Serie A torna sotto il miliardo. Juve a 115 milioni

09/09/2013 10:16

Dimagrimento L’indagine della Gazzetta nel 2011 fotografava una preoccupante impennata a 1.100 milioni di euro. Poi la scorsa estate c’era stata la discesa a 1.039,5 milioni e ora addirittura si è sotto la quota psicologica del miliardo (non succedeva dal 200910): 912 milioni. Siamo, comunque, alle stime perché la cospicua fetta dei bonus può essere solo ipotizzata. E comunque pesa sui conti di fine stagione. Piccoli passi si dirà, ma ugualmente significativi. Il costo del lavoro è una della patologie più gravi del nostro calcio. In media s’era toccato il 70% del fatturato e i ricchi contratti pluriennali delle star inducevano a prospettive ancor peggiori. Invece la recente diaspora dei campioni ha limato non poco i costi dei giocatori di prima fascia. Eppure quest’estate gli arrivi di giocatori importanti (Tevez, Higuain e Gomez su tutti) non ha alterato gli equilibri generali.

L’esempio Prendiamo il caso del Milan. Via Boateng, c’è il surplus di Kakà, ma Robinho ha spalmato e altri contratti pesanti sono stati alleggeriti. Il risultato è un ulteriore passo indietro. Se nel 2011 il costo al lordo era di 180 milioni, poi, c’è stata la frenata a 120 e ora l’ulteriore discesa a quota 105. Tutto in virtù dell’agognato pareggio di bilancio. Anche all’Inter il contenimento è significativo. E presto anche Milito e Cambiasso spalmeranno. Ora il tetto lordo è a 95 milioni (come sono lontani i 180 di due stagioni fa). Certo, senza Europa sono scesi i premi, ma anche i ricavi. Ecco perché l’imminente arrivo di Thohir dovrà fare i conti con un rosso da minimizzare in fretta. Quindi il percorso di risanamento comporterà investimenti sempre più mirati e all’insegna dei giovani. Gioca una partita a sé il di De Laurentiis. Il sacrificio di Cavani è stato accompagnato da una serie di acquisti importanti. E costosi: anche allo voce stipendi. I contratti di Higuain, Albiol, Callejon e Reina pesano non poco. Così i costi generali sono aumentati e qui ancora non consideriamo il rinnovo di Zuniga. Ciò nonostante il totale resta ben al di sotto dei parametri delle big. In parallelo la ha seguito un percorso simile, con investimenti consistenti per le nuove star. Ma è una crescita fisiologica. Nel frenetico turn over della Roma è significativa anche la correzione al ribasso negli emolumenti. Eppure resta il più pagato e aspetta il rinnovo.

Tendenza Insomma il percorso intrapreso appare finalmente quello giusto. Ma è presto per sbilanciarsi in previsioni ottimistiche. La congiuntura resta difficile e la concorrenza internazionale spietata. Non basta risparmiare, per crescere serve trattenere anche le star: e quindi pagarle bene. Per tornare in alto qualche lusso bisogna pur permetterselo. L’importante è non sperperare.