De Rossi, questione di strappi

03/10/2013 10:31

Peccato che a guardarselo non ci fosse il primo Rudi della sua vita: Voeller aveva dato le dimissioni dopo la figuraccia di sette giorni prima e al suo posto era arrivato Gigi Delneri ed era merito di se quella sera poteva uscire indenne dall’esordio sulla panchina della Roma. In mezzo, fra Rudi e lo strappo, c’era stata Madrid, stato di eccezione con Ezio Sella reggente, che aveva visto i giallorossi andare a schiantarsi al Bernabeu, non prima di essere passati in vantaggio con il ragazzino che proprio quella notte fece innamorare Florentino Perez.

D’altra parte, fra e l’Inter si può dire che sia sempre questione di strappi. I nerazzurri sono il suo bersaglio preferito, visto che fra campionato e Coppa Italia è andato a segno contro di loro per sei volte. Dopo la notte della maglia al vento, Daniele deve aspettare due anni e mezzo per ripetersi: ci riesce il 9 maggio 2007, finale d’andata di Coppa Italia, dopo mezz’ora la Roma vince 4-1 e lo stadio canta "Mancini mettete a sede". Finirà 6- 2, il resto è storia. Come storia è la Supercoppa Italiana che la squadra di Spalletti va a giocare a San Siro tre mesi più tardi: per sbloccare la partita serve un calcio di rigore, (che se l’è conquistato) cede il dischetto a che va e non sbaglia.

Passa un anno, la Roma arriva all’ultima giornata a un solo punto dall’Inter degli aiutini. A Catania come a Parma si dovrebbe giocare a porte chiuse, invece al Massimino ci sono duecento persone a bordo campo mentre al Tardini nell’intervallo decidono direttamente di aprire i cancelli. Il resto lo fa Ibrahimovic, lo scudetto se lo tiene l’Inter, ma a fine partita dice quello che tutti pensano: «Ci sono state sette-otto partite falsate - la sua accusa - e alla fine i mesi decisivi sono stati quei due in cui l’Inter faceva fatica e nonostante questo ha vinto nove partite su nove. Questo non è calcio». Parole che gli sarebbero costate il deferimento.

Nemmeno la quarta rete ai nerazzurri in Supercoppa avrebbe smorzato la rabbia, perché dopo il 2-2 dei tempi regolamentari, i rigori avrebbero premiato l’Inter. È il primo impegno ufficiale della gestione Mourinho, uno degli estimatori più convinti di al punto da volerlo con sé anche al suo ritorno al Chelsea la scorsa estate. Eppure è lui l’allenatore nerazzurro cui Daniele ha segnato di più. Il secondo sgarbo glielo fa il primo marzo 2009, un colpo di testa in un altro 3-3, fra i pochi acuti di una stagione incolore per la Roma. Il meglio arriva l’anno dopo, quando il suo gol inaugura la notte magica del 2-1 dell’Olimpico che lancia la rimonta romanista a uno scudetto meritato e mai arrivato. È l’ultimo gol di con la Roma prima del 25 agosto 2013, prima che a Livorno qualcosa finisca e qualcos’altro cominci. In panchina c’è il secondo Rudi della sua vita. Anche per lui, questione di strappi.