Garcia: «Partita da uomini»

06/10/2013 12:18

IL ROMANISTA (M. MACEDONIO) - Ormai è un imperativo categorico, per , tenere i piedi per terra o, al massimo, volare molto basso. Non si scompone più di tanto, infatti, quando arriva ai microfoni delle varie televisioni. E ancora una volta, loda il comportamento dei suoi ragazzi. «Abbiamo giocato una partita da uomini» dice. E sul valore da dare alla vittoria, ha le idee molto chiare. «È stata una grande partita, ma lo sapevamo già prima di giocarla. Mi è piaciuto non solo lo spirito collettivo di squadra, l’aver giocato anche con il cuore, quando è stato necessario». D’obbligo la domanda se la Roma possa puntare allo scudetto. Fa finta di niente il tecnico francese. «Quanto manca alla fine?» chiede sorridendo. E aggiunge, quasi rispondendosi. «Manca tanto, manca troppo. Vedremo. Di sicuro, vincere qui è sempre difficile. Mi piace quello che ha fatto stasera la squadra, a cominciare dall’aver giocato da squadra. Con il leader, il , che ha mostrato a tutti la via da seguire». E alla domanda se, al posto del ct della nazionale azzurra, porterebbe con sé in Brasile: «Sono solo l’allenatore della Roma, E niente più», dice, quasi schermendosi. Una squadra che fa leva su una difesa, che anche oggi ha fatto benissimo, ma soprattutto sulla testa di tutti i giocatori. «È vero. La squadra ha molta fiducia, e tutti i giocatori ce l’hanno in se stessi e nel gruppo. Lo abbiamo visto anche stasera. Abbiamo fatto cose differenti da altre volte. Ma abbiamo fatto bene sulle ripartenze. Spiace che nel secondo tempo non abbiamo tenuto di più la palla, ma eravamo già sul 3-0, che per noi era comunque una buona cosa».

Dallo studio gli chiedono come abbia preparato la partita, dal momento che l’Inter ha provato a farla a sua volta. In cosa è consistito quel qualcosa di diverso? «Normalmente abbiamo un possesso maggiore della palla, ma sapevamo che questa squadra ha talenti e grandi giocatori sul piano individuale. E sapevamo anche che se avesse più spazi, li avrebbe sfruttati. E noi dovevamo quindi essere pronti a giocare negli spazi. Perché la nostra è una squadra completa e che può giocare sia con il possesso palla sia senza. Ed è una forza, penso». Gli fanno notare che è stato forse un po’ critico rispetto al secondo tempo giocato dalla sua squadra, mentre invece va riconosciuto che ha giocato una buona partita soprattutto sul piano della maturità, con un’Inter che ha tenuto forse più palla, ma ha costruito poco sul piano del gioco. E questo deve infondere fiducia a tutti i giocatori giallorossi. Lo ammette, a sua volta, . «E’ vero, è per questo che ho detto che abbiamo giocato con il cuore e in maniera collettiva. E’ una squadra che lotta sempre e non molla mai. Mi piace molto per questo. Anche perché sarà molto importante per il futuro». Immaginava che fosse così forte, prima di arrivare a Roma? «Di sicuro – risponde il tecnico – il modo per conoscerlo meglio è essere il suo allenatore. Ma non lo scopro certo io: Francesco è uno dei più grandi giocatori nella storia del calcio e vederlo così felice è una cosa bellissima». C’è tempo per ricordare che Taddei è un altro giocatore al quale ha sempre dato fiducia. «Lui è un ragazzo che lavora molto bene durante la settimana e che dà tutto per la squadra. E’ forte tecnicamente, ed è sempre davanti quando facciamo lavoro fisico. E’ normale che lui giochi, perché ha sempre la voglia di aiutare la squadra». Provano a tirargli un tranello per fargli ammettere che la squadra punta allo scudetto, facendo leva sulle vittorie che otteneva da ragazzino con il subbuteo. Ma lui non ci casca. E come ripete poco più tardi, in sala stampa: «Ci sono ancora 31 partite da giocare - dice - ovvero 93 punti, e può succedere tutto. Il nostro obiettivo è continuare la serie. Questo mi va bene. Così pensiamo solo a giocare la prossima partita e questo, almeno finora, non ha funzionato male». Il (sempre che la sfida si giochi, sabato prossimo, ndr) è avvertito.