Inter-Strootman, amore mancato

03/10/2013 10:38

C’è mancato poco che si incrociassero, nella settimana che ha riportato Wes in Italia da avversario della in e che porterà Kevin per la prima volta a San Siro. Avessero dato retta a Sneijder, magari sabato sera avrebbe attraversato il tunnel del Meazza con addosso la maglia dell’Inter: «Prendetelo, è un ragazzo di grandi qualità», l’indicazione data più o meno un anno fa a Marco Branca, che aveva messo gli occhi addosso al giovane centrocampista già diversi mesi prima, quando giocava nell’Utrecht, solo che poi il Psv bruciò tutti sul tempo (e anche sull’offerta, sborsando la bellezza di 13 milioni di euro) e alle concorrenti non rimase che mettersi alla finestra. Finestra con vista Navigli, evidentemente, dal momento che per un paio di mesi a ridosso della scorsa sessione invernale di mercato, il corteggiamento più insistente era arrivato da Inter e Milan.

Sul fronte rossonero si era sbilanciato in prima persona Massimiliano Allegri, parlando di lui in una conferenza stampa come dell’innesto giusto per il suo centrocampo. Galliani era stato a un passo dal portarlo a Milanello, sembrava avesse addirittura battuto la concorrenza del Manchester United, ma poi tutte le energie vennero concentrate sull’affare Balotelli e non se ne fece più niente. L’Inter intanto smobilitava (via Sneijder, ceduto in Turchia proprio a gennaio, e via anche Livaja) e sul centrocampista aveva un po’ allentato la presa. Risultato, avrebbe finito la stagione a Eindhoven e dopo una corsa al titolo europeo Under 21 interrotta solo da nella semifinale contro l’Italia, lo volevano di nuovo tutti. Stavolta, però, il colpo lo piazza , che con un blitz fra Londra e Olanda a metà luglio lo porta dai mulini a vento alle Dolomiti di Riscone, con tanti saluti a Milan e Inter. Chi già lo conosceva esulta, chi l’aveva visto con l’Under pure, gli altri gli riservano un’accoglienza senza troppo entusiasmo, ma a lui bastano un paio di amichevoli per conquistarli tutti.

Classe, carattere, un sinistro micidiale e il modo di stare in campo di uno con il doppio dei suoi anni, è un intoccabile per che, fatta salva la partita di Livorno (quando era fermo per la distorsione rimediata nell’incontro poco amichevole con la Ternana), lo ha sempre schierato dal primo minuto. Di lui dice tutto il rigore che ha calciato al Tardini: fortissimo, imprendibile, al non ha dato nemmeno il tempo di un respiro. Chi lo conosce sa che lo calcerebbe così anche a San Siro, al para-rigori Handanovic che avrebbe potuto essere suo compagno di squadra e che invece sta per affrontare nel banco di prova più difficile, l’ultima prima di raggiungere il ritiro della sua nazionale (unica europea già qualificata ai Mondiali insieme all’Italia) in vista delle partite contro Ungheria e Turchia. Nella lista di Van Gaal il suo nome viene subito dopo quello di Sneijder, ma solo per l’ordine alfabetico. Magari parleranno di San Siro.