La Figc pronta al dietrofront: inviterà a non calcare la mano

09/10/2013 11:43

E chi è stato punito sinora? Se ne faccia una ragione. La linea, più o meno condivisa da tutti i club di serie A, è questa: certi cori c'erano già 50 anni fa, ci vuole una forte elasticità nell'interpretazione dei cori e una gradualità diversa nell'applicazione delle norme, perché chiudere uno stadio è una decisione che crea tantissimi problemi. Giancarlo Abete replica a Galliani: «Noi abbiamo solo recepito le regole Uefa» e spiega in merito alla discussa discriminazione territoriale, che Milan e altri club vorrebbero abolire, che «anche l' Uefa tutela la dignità della persona, basti ricordare Lazio-Legia Varsavia». Cori contro gli "slavi" polacchi e Olimpico senza spettatori il 7 novembre contro il Limas-sol. Ma il n.l della Figc ammette i problemi applicativi, e apre una strada: «Giusto che ci sia una riflessione sulla modalità operativa, è doverosa la prudenza». Proprio quello che speravano i club: in pratica hanno avuto garanzie dalla federcalcio che in futuro non ci saranno più curve chiuse per un coro vecchio mezzo secolo. Ci sarà un codice da consegnare agli 007 di Palazzi. Questo si può dire, questo no. Ovvio che l'intransigenza nei confronti del razzismo resterà totale. Le norme attuali, d'altronde, non piacciono troppo neppure all'Osservatorio del Viminale.

Ma possibile che non applichino mai la Legge Mancino? A Torino erano circa 200 gli urlatori da curva, secondo gli ispettori federali. Identificati e puniti? Nessuno. Al Milan intanto sono infuriati, nell'ordine, contro Tosel e contro la Figc. Contro Tosel, accusato di aver usato "due pesi e due misure", perché non ha preso alcun provvedimento nei confronti della luve (segnalato il coro "guarda quel settore che schifo che fa..."). Qualcuno si chiedeanche: "Ma Milano in fiamme" non vale come discriminazione territoriale? Il Milan ce l'ha anche con la Figc, ricorda Galliani, perché ha inserito la norma della discriminazione territoriale equiparandola ai cori razzisti: è successo il 5 agosto scorso. A dir il vero in consiglio federale c'erano Beretta, Lotito e Pulvirenti: ma nessuno aveva battuto ciglio. Tutti ad applaudire Abete (compreso il n.1 della Lega, che ora dice: le attuali sanzioni rischiano di minare la regolarità del campionato). Giovanni Malagò difende la Figc e suggerisce una strada: «Non possiamo fare discrimina-zione nella discriminazione, non possiamo fare un discorso perchi ha la pelle di un altro colore e un altro per chi viene da un'altra à .Sarebbe paradossale. Fifa e Uefa vanno verso questo diktat al quale ci si deve uniformare: io non vedo altra soluzione se non che il settore dello stadio interessato faccia qualcosa nei confronti dichi penalizza la sua squadra».Utopia, forse, viste le minaccedei tifosi. E allora, come se ne esce? Con "norme" nuove, senza cancellare quelle attuali altrimenti chi lo sente Michel Platini? Ma con una applicazione dettata da buon senso. Quella che a volte manca anche all' Uefa