La più bella

28/10/2013 10:18

Provi a farneticare, pensi al dolce, dolce Ludovico Van, al capoccione da teletubbies di Bradley, al suo "I have a dream" così simile allo slang de noantri di Nando Mericoni. Amenità e cazzate del genere, frasi senza senso purché smodate, scomposte, sincopate. Vai con la musica perché la matematica non basta, ma questa Roma non ci sta (nel senso che ci scoppia dentro) nemmeno nella danza di , in quella sua specie di haka ballata sotto la vetrata, quell’urlo tarantolato col salto carpiato nel vuoto che è un inno alla gioia veramente.

E’ tutto troppo e troppo poco per restituirlo. Forse c’è un’immagine che dà di più, quando si piega sulle ginocchia al fischio di Bergonzi, quasi a crollare, a rilasciare tutta l’acqua del mare (che dicono abbia confini) che a qualcuno ha ricordato il gesto di Bruno Conti al gol di Altobelli al Mundial spagnolo: ma vuoi mettere un semplice mondiale con una vittoria della Roma in una partita di campionato? Non c’è modo per spiegare. E’ forse un rumore sordo, un tonfo dentro, come quello sentito nel momento in cui Bradley (poi entro) tocca il pallone.

Quell’attimo di fantastica irripetibile scompostezza in cui hai pensato, prevaricato, abbracciato, immaginato, quello che hai sentito finalmente tuo, raggiunto, sognato, almeno in quel momento. Questa vittoria è quell’attimo che vale più di qualsiasi finto record fatto dalla in passato: ineguagliabile in partite così, in giornate così, fatte apposta per... sentirsi della Roma. Giornate in cui bisogna ricordare per forza Luigi Magni e Lou Reed (morti loro non le loro opere): uno ha girato "Nell’anno " e "State boni se potete", l’altro ha cantato "A perfect day", qualcosa che c’entra con oggi, con questa Roma. Almeno con quell’attimo.

Questa Roma qua, questo giorno qua che però è soprattutto un modo per ricordare quel tifoso, Fabio, che se ne è andato via proprio prima della partita, che su aveva scritto postando la coreografia del Ti Amo, "tanti auguri unico grande amore della mia vita". Fa’, un amore così grande da qualche parte continua, non finisce mica. Non è mica vero che c’ha i confini.