Papalia: «Stadio? A Tor di Valle ci sono ancora io»

24/10/2013 09:55

Una mattinata a Una guardia giurata requisisce documenti all’ingresso, un anziano driver tedesco gironzola a caccia di sigarette. «Venite da parte di ?». No, non cerchiamo il prossimo proprietario, vogliamo quello attuale: Gaetano Papalia. Già, è ancora lui il re (caduto da cavallo) di queste terre. Ultimo rappresentante di una famiglia che ha fatto la storia dell’ippica, oggi è vittima dei suoi errori, della malapolitica agricola italiana, della morsa di Equitalia e di un contratto – la cessione di quest’area al costruttore Luca – che è stato onorato solo in minima parte. E che rischia di diventare carta straccia «se il tribunale fallimentare di Roma manderà tutto all’aria!». Che abbia annusato l’aria? Così, in attesa dell’udienza, Papalia si è barricato in una palazzina nell’area delle scuderie. Da cui esce solo per annunciare: «Vivo qui e ci resterò finché qualcuno non mi porterà via. So che la Roma trasferirà qui tutte le sue strutture, anche i campi d’allenamento di Trigoria. Ma io non mi arrendo, sono come quel soldato giapponese per cui la guerra non era finita...».