06/10/2013 20:01
Compatta, spettacolare e soprattutto vincente. La nuova Roma di Rudi Garcia sbanca il campionato con un crescendo di sette successi ottenuti con costanza, leggerezza e ispirazione. Una gioiosa macchina da guerra che chiude la difesa con un bunker e riparte senza punti di riferimento. Spettacolo puro che appaga gli spettatori, ingolosisce i tifosi increduli dopo le sbornie tristi di Luis Enrique e Zeman e fa scattare i paragoni con le più belle squadre giallorosse del dopoguerra, quelle di Liedholm, Capello e Spalletti.
Nel breve periodo, le sette partite boom, Garcia sembra avere trovato la miscela giusta per confezionare la Roma più bella, ma solo la continuità potrà dare concretezza a questa impressione. Difesa muscolare, blindata dal rigenerato De Rossi, centrocampo di qualità e quantità completato da Pjanic e Strootman, nessun punto di riferimento offensivo con Totti che cesella passaggi, partorisce idee per le incursioni di Florenzi, Gervinho (che sembra avere il pallone incollato al piede) o di altri attaccanti improvvisati. Risultato: un gol preso in 7 partite con gli avversari che non riescono ad entrare in area, 20 gol segnati e tanti sfiorati, pressing asfissiante con una preparazione super e tante figuracce per gli avversari. Una carta d'identità (un 4-3-3 anomalo che non disperde la voglia di spettacolo di Luis Enrique e Zeman ma in un contesto più maturo e continuo) molto diversa da tutte le altre squadre giallorosse.
Anche Liedholm a suo tempo è stato un precursore: la Roma scudetto del 1983 rischiava la zona con un regista arretrato come Di Bartolomei a fare reparto con piè veloce Vierchowod in un 4-3-3 'di lotta e di governò con Ancelotti, Prohaska e il totem Falcao, e in attacco il cecchino Pruzzo e un glorioso antenato di Gervinho, il campione del mondo Bruno Conti. Un diesel quella Roma in testa dalla sesta giornata, con tre soli ko ma senza avere miglior attacco e difesa, che chiuse la sua corsa nella finale col Liverpool persa ai rigori. Bella a tratti quella successiva di Eriksson, che si è dissolta nel ko interno col Lecce nel 1986 dopo una rimonta epica alla Juve e sei successi di fila: lo svedese bis in giallorosso bissava una zona fluida con Ancelotti, Cerezo, Boniek, Pruzzo e Graziani.
Ma la più forte finora è stata la Roma di Capello che, chiamato come Garcia a subentrare all'utopia zemaniana, ha varato un 3-4-1-2 solido con Samuel, Emerson e Batistuta e il genio giovane e ispirato di capitan Totti. Schemi chiari, fame di vittoria e una marcia trionfale conclusasi con soli tre ko, il migliore attacco e una serie di sette successi consecutivi. L'ultima rivoluzione prima di Rudi Garcia l'ha realizzata Luciano Spalletti che dopo un inizio travagliato nel 2006 ha costruito un 4-2-3-1 inedito con Totti punta centrale e inserimenti di Mancini, Perrotta e Taddei. Questa novità ha portato al record di 11 successi consecutivi e secondo posto dopo il terremoto di calciopoli. Ma a sfiorare lo scudetto è stata la Roma di Spalletti del 2008 con Pizarro e Vucinic in più e l'Inter tricolore all'ultimo turno grazie alla doppietta di Ibra a Parma.
Brivido scudetto vanificato dall'Inter anche per la Roma 2010 di Ranieri col 4-4-2 e con due punti finale di divario. Ora la Roma di Garcia, bella e convincente, lancia la volata ma Napoli e Juve non hanno intenzione di mollare.
(ansa)