20/10/2013 12:46
Non cè stato un solo tifoso della Roma che non si sia sentito, per un motivo o per un altro, tradito. Un vicolo cieco. Sono stati anni di sonnambulismo. Ad agosto era ancora sul cornicione: «Ero pronto a fare le valigie». Ma ancora una volta non è riuscito a staccarsi. Le valigie sono rimaste sopra larmadio e le mutande nei cassetti. Deve esserci un perché. Dopo la partita di Livorno, a mercato ancora aperto, proprio in coincidenza col suo ritorno al gol, era arrivata alla Roma lofferta del Manchester United, unofferta che nessuno si aspettava più: 18 milioni per il cartellino, per lui uno stipendio in linea con quello attuale, forse appena qualcosa in meno (guadagna sei milioni, è il più pagato della serie A). A quel punto decurtarsi lingaggio sarebbe stato un dettaglio. Invece ha stretto un patto con Garcia: «Lui sì che ascolta e guida».
Così De Rossi ha fermato le macchine, indietro tutta: «Resto, qui cè di nuovo un futuro ». Ma soprattutto cè un presente. Alimentata da forti motivazioni, la sua testa ha cancellato le gambe molli. «E poi non potevo andarmene dopo un derby perso in quel modo (la finale di Coppa Italia, ndr)». Con una seconda figlia in arrivo (da Sarah Felberbaum), laria intorno al giocatore tornato indispensabile sia per Garcia che per Prandelli è di nuovo profumata. Calcio e famiglia non sono più due elementi di contrasto, o due realtà, come è stato in passato, da combattere perché nessuna delle due più funzionava. Tre anni fa, proprio per vincere un derby, Ranieri tolse lui e Totti. Daniele stava già precipitando. Lultimo ad averlo tonico, decisivo, è stato Spalletti. Poi disagio con tutti, Ranieri, Montella, Luis Enrique, Zeman, Andreazzoli.
Non è cambiato qualcosa da allora: tutto è cambiato. Riportato al centro del progetto e del campo, caricato dalla fiducia di chi lo circonda, De Rossi è ridiventato il principale sostegno tattico, psicologico e fisico della sua Roma. Il timing con cui interviene, contrasta, chiude e raddoppia è il timing con cui Federer colpisce la palla di dritto in controbalzo. Se non ci fosse De Rossi non esisterebbe un Borriello capace di travestirsi da universale, di rincorrere forse per la prima volta in vita sua gli avversari per unora. Giocava col senso di fallimento addosso, non era più in grado di cambiare passo. Ora è tornato a far cambiare opinione a chi gli sta davanti: «Non passare di qui, non ti conviene». Dei giorni di sofferenza, della sua personale odissea, gli è rimasta solo la barba lunga e forse un po di sapore di sale sulla pelle tatuata. Sapete comè il mare.