09/10/2013 11:29
Ma il giro di vite alimenta, più che un effetto deterrente, la clamorosa ribellione dei tifosi, cui il sistema attuale attribuisce il potere, non indifferente, di togliere il pubblico a tutto il campionato, sabotando l'intero circo. La normativa in vigore da giugno punisce il razzismo di pelle e quello di latitudine, gli ululati come gli inviti al Vesuvio. Ogni odio, ogni intemperanza. Le avvisaglie del patto c'erano state già domenica. Al San Paolo, in Napoli-Livomo, gli ultrà di casa si sono insultati da soli, cantando un coro sul colera ed esponendo lo striscione "E adesso chiudeteci la curva!". Non esattamente ironia, non solo provocazione, qualcosa di più: la reazione contro una normache dovrebbe tutelare anche e soprattutto i napoletani, fra i più discriminati, ma che le curve, nella propria logica, rifiutano. A San Siro, prima di Inter-Roma, un altro striscione nerazzurro profetizzava: "Visto che con le vostre leggi è cost facile chiudere un settore, la prossima volta quando chiuderlo lo decidiamo noi".
Un messaggio che segnala il vulnus nel sistema: le porte chiuse, più che una pena, diventano un'arma di condizionamento nei confronti dei club. Spiegano i tifosi del Milan che un conto è la lotta al razzismo, un altro il divieto di offendersi: «Ci auguriamo che tutta Italia abbia presente a cosa andiamo incontro: ci stanno togliendo il diritto di esprimere il nostro tifo. Nessuno considera inutile o sbagliata la legge contro il razzismo, non vogliamo passare per quelli che si oppongono alla condanna di ogni forma di discriminazione. Il problema è che sul termine "ogni forma" si sta passando dalla ferma condanna di un fenomeno inaccettabile quale il razzismo all'impossibilità di essere goliardici, acidi e persino maleducati». E se la curva rosso ne ra si appella alle istituzioni per «porre rimedio all'applicazione sbagliata della legge», quella dell'Inter propone l'alleanza trasversale: «Siamo con i napoletani, proprio loro contro i quali coltiviamo acerrima inimicizia, ci riserviamo di proporre iniziative popolari coordinate con altri tifosi». Nelle altre città si medita sull'adesione al grande boicottaggio. La curva della Lazio, gemellata con l'Inter, ne discuterà a breve. In quella del Bologna (ieri un arresto in città e quattro fra i tifosi Hellas dopo gli scontri di domenica), alcuni gruppi sono già stuzzicati dall'idea di una protesta plateale. Potrebbe aderire parte della curva juventina, che già ha intonato "Fratelli d'Italia" durante il minuto di raccoglimento. Ieri, dalle perquisizioni fra gli ultrà del Venezia (Lega Pro), è spuntato uno striscione shock del Fronte Veneto Skineads: «Dopo Lampedusa? A casa tua!». E dopo la sosta si riparte da Roma-Napoli, già considerata ad alto rischio.