01/10/2013 09:52
Nessuno tra qualche mese si ricorderà questo inizio folgorante se i risultati non continueranno ad arrivare, se non si raggiungeranno gli obiettivi fissati. Vietato fermarsi, vietato avere il benché minimo senso di sazietà, vietato sfilacciarsi. Un pericolo che a dire il vero non sembra imminente. Perché la Roma dei record è anche e soprattutto una Roma granitica. Nelle sue certezze, nella voglia di riscattare il passato, nel fare gruppo. I giallorossi si muovono tutti assieme in campo e anche fuori. Domenica sera, dopo aver dato il 5 al Bologna la squadra è andata a cena in un noto ristorante di Ponte Milvio a testimonianza di una grande unità. Si respira una bella aria nella Capitale, in ogni punto della città, da nord a sud, da Ponte Milvio a Trigoria. E adesso anche il resto del mondo si sta accorgendo di Rudi Garcia e dei suoi ragazzi. Che non è detto sia un bene. Basta ricordare cosa disse il grande Liedholm tanti anni fa, proprio dopo una vittoria sul Bologna: «Noi non pensavamo di andare in testa oggi. E troppo presto. Adesso ci tocca fare da lepre e questa cosa è antipatica perché noi non siamo ancora una squadra capace di farlo, preferiamo inseguire». Era il campionato 1981-1982 al termine del quale la Roma arrivò terza. Che se la storia si ripetesse magari andrebbe anche bene, perché vorrebbe dire prendersi il preliminare di Champions.
Ma, se è vero che bisogna restare coi piedi ben piantati a terra, è anche vero che dopo questo inizio è bello sognare il traguardo massimo. Troppo? Forse. Ma intanto per i bookmakers la quota scudetto dei giallorossi è scesa a 8. Daltronde la Roma fino a questo punto è stata perfetta. E non solo per le ormai arcinote 6 vittorie di fila (nella storia del nostro calcio solo 11 squadre hanno fatto altrettanto o meglio. E in 9 di queste 11 occasioni poi il titolo è andato alla squadra in questione). Perché da qualunque lato la si guardi, è davvero difficile trovare una sbavatura, una imperfezione, un aspetto da andare a migliorare. Numeri da favola. Migliore difesa con un solo gol subito e migliore attacco con 17 reti messe a segno. Che significa una differenza reti di +16. Ci fu una squadra che fece meglio in questo senso.
Era il Milan di Nordahl e Liedholm che nella stagione 1950-51 dopo 6 giornate aveva una differenza di +18 con 26 gol fatti ma ben 8 subiti. Cifre che testimoniano quanto la Roma sia equilibrata e sorprendentemente anche matura. Basta dare unocchiata alle statistiche dellultima partita, quella stradominata contro il Bologna. Che di primo acchitto, con lo stesso numero di tiri delle due formazioni (12), sembrano non rendere giustizia allo strapotere giallorosso visto allOlimpico. Ma i numeri vanno letti con attenzione. E allora si vede che di questi 12 tiri complessivi della Roma, 7 sono finiti nello specchio. Che sono stati tradotti in 5 gol. Una percentuale pazzesca, segno di una squadra spietata che non tira tanto per tirare, ma lo fa quando può far male dopo aver schiacciato lavversaria.
E allora eccoli i numeri che contano: 89,6 % di pericolosità, 73,2 % di protezione dellarea e 701 palle giocate (contro le 488 del Bologna). Lavora ai fianchi la Roma, logora, fiacca le resistenze. E se, come domenica, sblocca pure il risultato subito non ce nè per nessuno. Perché poi il resto lo fa la qualità di una rosa nella quale già in 9 sono andati a segno. Dove i capocannonieri con 3 gol sono Florenzi, Gervinho e pure Adem Ljajic, che per ora ha avuto poco spazio a disposizione ma è stato letale: 156 minuti giocati, 3 gol, uno ogni 52 minuti, uno per ogni partita allOlimpico. E adesso vengono il difficile e il bello. Adesso cè da vedersela con le grandi o aspiranti tali. Come lInter, che non sarà la favorita per lo scudetto, ma che è pur sempre lì a un paio di passi dalle prime inseguitrici. «Napoli e Juve molto più forti? Vedremo negli scontri diretti - ha detto Garcia -. Due punti (quelli di distacco, ndr) non sono nulla». Ma 18 cominciano a essere qualcosa.