A Roma ride la Juve

26/11/2013 08:52

 
Assedio Quello della Roma comincia dal fischio d’inizio, ma si capisce subito che pure questa volta ci sarà da soffrire. Il Cagliari è chiuso a riccio, anche se poi si capirà che è meglio non far arrivare il pallone tra i piedi di Cossu e , specialisti del ribaltamento di fronte. Non ci sono praterie a disposizione, ma viottoli tortuosi nei quali il rientrante Gervinho, pur abbastanza ispirato, fatica a trovare l’imbucata giusta. Soprattutto, non c’è con le sue intuizioni sopraffine e, diciamolo pure, con l’istinto del killer sottoporta. Così, con lo spento in campo e Borriello in panchina insieme a che si rivede dopo sei mesi, è tutto un buttar palloni dentro l’area di rigore presidiata da Astori e Rossettini, e con un Avramov tra i pali che sembra avere tanta voglia di tenersi il posto di titolare occupato fino all’altro ieri da Agazzi. Risultato: la Roma va vicino al gol solo nei minuti iniziali giocati pancia a terra, con Avramov che respinge i tiri di Gervinho e , e nel finale del primo tempo, quando arrivano le due maxi occasioni, il palo di Gervinho di testa su cross di Dodò (ma forse Borriello avrebbe saputo fare meglio) e il tiro a colpo sicuro di liberato da , cui Avramov si oppone non si sa come. E’ questa una parata miracolosa, che però fa il paio con quella di appena qualche minuto prima: il colpo di testa di servito da Cossu è piazzato proprio nell’angolino ma il dice di no. Nella ripresa, stesso copione ma Roma sempre più lunga e sfilacciata: finisce in tribuna insieme a Pulga, il secondo di Lopez, ma c’è poco da protestare, l’arbitro Celi non fa danni anche se si perde un ipotetico rigore su (ma la moviola dimostra che il fallo di Rossettini è fuori area) e il guardalinee Petrella è bravissimo nel pizzicare Sau in fuorigioco quando segna un gol che saprebbe di beffa. Occasioni solo nel finale, dopo che Borriello ha sostituito lo sfinito fin lì costretto a recitare da centravanti stante l’evanescenza di . Quanto a Gervinho, non può essere lui l’uomo della provvidenza.
 
, mio Le statistiche sono impietose e diciotto angoli non fanno primavera: con in campo la Roma aveva vinto sette partite di fila non segnando mai meno di due gol. Il match col , in cui il capitano si è infortunato sullo 0-0, ha fatto poi da spartiacque, un 2-0 arrivato solo con i calci piazzati (punizione e rigore) di . Poi, solo e soltanto un gol a partita con Udinese, Chievo, Torino e Sassuolo, nonostante un volume di gioco ancora impressionante. Fino all’astinenza col Cagliari, per giunta penalizzato dalle assenze di e di Ekdal. Senza la Roma recita il suo copione ma manca il colpo di genio, capace di fare la differenza in partite così, in cui gli avversari si chiudono e ti aspettano, e servono palloni millimetrati. e non solo, però: la sensazione, che già si era cominciata ad avvertire contro il Chievo, è quella di una squadra che ha perso la sua brillantezza fisica. C’è molta stanchezza in giro, dopo l’avvio sprint. Mai visto finire sulle gambe come è avvenuto stavolta. E il polpaccio nuovamente dolorante di sostituito sul finire del match, e gli acciacchi degli assenti Balzaretti e … tutti indizi che non fanno una prova. Ma ci vanno vicino.