04/11/2013 08:56
Solito cinismo Due gol simili hanno fissato il risultato: palla dietro da dentro larea per lincursore di turno; Strootman da una parte e lo scatenato Cerci dallaltra. Unanalisi razionale ci dice che la Roma non ha collezionato l11° successo perché è mancata nel momento in cui ha sempre brillato: il secondo tempo. E comunque non si può pretendere di vincere le partite con un solo tiro in porta. La Roma alla fine ne ha segnati 3 sul suo tabellino: il gol e due tentativi di Ljajic, entrato un quarto dora dopo lintervallo. La Roma sì è cullata sul vantaggio, tronfia del suo baricentro inossidabile. E ha pagato. Eppure la trama della sfida sembrava snodarsi su strade antiche per la Roma. Come fa quasi sempre con tutte le rivali, nei primi minuti ha giocato al gatto col topo. Come fanno le grandi squadre che sanno di esserlo. Passaggi fitti e corti, tanto ha dei satanassi in mezzo che la palla per portargliela via devi sparargli. Qualche sortita in avanti per saggiare le condizioni della difesa e scoprire dove potrà colpire. Soprattutto, la solita solidità. Nel caso, con lesordio stagionale di Burdisso causa assenza di Castan, Garcia ha preferito cautelarsi con Bradley in mezzo e Pjanic (sempre sontuoso) a unirsi al tridente. E De Rossi fisso davanti alla difesa. Magari si è adeguato anche alla filosofia di questo Torino, che non ha certo le tradizionali caratteristiche da Toro, cioè cuore, grinta e corsa. No, il Toro prova a danzare, a giocare alla pari. Ventura ha insistito col suo sistema offensivo: un 442 che si trasforma spesso in 424. Lodevole iniziativa. Ma il Torino non ha gli uomini per farlo: El Kaddouri a sinistra punge poco e copre meno. In mezzo Barreto cerca anche la miglior condizione e Meggiorini preferito a Immobile in gol da 3 gare di fila. Così la Roma alla prima vera occasione è passata. Calcio dangolo di Pjanic, scambio con il «traditore » fischiatissimo Balzaretti e palla in mezzo per larrivo di Strootman. Et voilà. La reazione del Toro si può riassumere in una frase: Cerci contro tutti. Lunico a combinare qualcosa. Una punizione appena alta, uno sfondamento in area con palla a El Kaddouri che spreca, un tiro insidioso. Cerci lo meritava già il pari.
Entra il Torino Paradossalmente, quando Cerci si è un pochino spento, è entrato il Toro. Più deciso, più cattivo. La Roma non si è accorta del cambio di passo e di mentalità. O meglio, non se nè curata. Ventura ha sposato lasse per un deciso 433 e poi ha speso Immobile per Barreto. Garcia si è fatto ancor più prudente e ha fatto fare un passo indietro alle due ali Pjanic e Florenzi per un 4141. Pensava di cavarsela. Anche Benatia pensava di cavarsela sulla linea di fondo con Meggiorini ma una spallata regolare lha sbilanciato e il centravanti ha regalato la palla gol a Cerci. Imbattibilità di De Sanctis stoppata a 744 minuti e Roma stordita, quasi incredula di tanta lesa maestà. Come detto soltanto Ljajic, entrato per uno spento Borriello, ha provato davvero a reagire con la collaborazione di super Pjanic. Mail Toro sè ricordato del suo cuore e ha lasciato pochi spazi. Il resto lha fatto la nuova situazione psicologica. Appena una volta aveva dovuto rincorrere: col Parma alla terza giornata. Passato remoto. Non era più abituata. Adesso sarà interessante vedere come i magnifici soldati del sergente Garcia reagiranno al fatto di essersi scoperti vulnerabili.