I GOL SEMPRE ALTROVE
Il primo anno è andato alla Juve, da lì gli insulti durante il ritiro di Riscone al suo ritorno, come se avesse scelto lui di partire, poi è tornato al Genoa, dove ha segnato dodici gol diventando il protagonista di una salvezza che sembrava utopia. La scorsa estate il trend non era cambiato. Sempre con la valigia in mano, sempre attento a inseguire le voci di mercato che più gli piacevano. Ma a Roma no. Non cera spazio per lui. Cera ancora Osvaldo, che la società doveva cedere ma inizialmente non ci riusciva e Destro, che però era convalescente. Al giro estivo negli Usa, Marco, non doveva partecipare: ha raggiunto la squadra solo qualche giorno dopo. Garcia ha avuto il tempo di conoscerlo in ritiro, di apprezzarlo e spiegargli che la sua Roma avrebbe giocato senza centravanti e che il finto nove sarebbe stato Totti. Nonostante questo Marco ha espresso il desiderio di restare, nonostante il club stesse cercando una sistemazione per lui, ma che accontentasse tutti: Gilardino alla Juve, Quagliarella alla Roma e Borriello al Genoa. Questa sì, forse era quella giusta. Poi il giro di bomber è saltato in extremis. E tutti sono stati felici di restare al proprio posto. Compreso Borriello, che ha accettato il ruolo di gregario in giallorosso e ha deciso di spalmare quel benedetto ingaggio croce (per chi lo paga) e delizia (per lui). Adesso Marco è luomo in più della Roma. Quello che gli consente di giocare in maniera diversa certe partite senza Totti, vedi Udine e ieri col Chievo. Lui si dà da fare, sgomita, lotta, non sempre riesce a ricordarsi il mestiere che faceva: il bomber. Con lUdinese non cè riuscito. Ma come succede sempre in questi casi, quando si ha una storia così alle spalle, solo lui poteva fare il gol decisivo contro il Chievo, regalando alla Roma la decima vittoria consecutiva in campionato. Quella del record. Solo lui. E a modo suo, in tuffo di testa, su cross del neo entrato Florenzi. La corsa sfrenata verso la panchina, labbraccio di tutti a a tutti, in particolare al collaboratore di Garcia, Fichaux. Con la Roma non segnava dal 22 maggio del 2011, contro la Sampdoria, ultima giornata di quel campionato finito così e così. Borriello è un problema? Per gli altri di sicuro.
LEROE È IL GRUPPO
E lui? Mette sempre la squadra al primo posto. «Siamo entrati nella storia e ce la godiamo - commenta a fine partita - Stiamo andando forte ma dobbiamo rimanere con i piedi per terra. Fa piacere che ognuno stia facendo il suo. Ho segnato anche io che mancavo ancora allappello...». La sensazione è che ogni parola giri intorno - senza affrontarlo mai - al concetto di sogno scudetto, ma con un distinguo: di sogno si può parlare, di scudetto no. «Lobiettivo rimane lEuropa - aggiunge Borriello - ma i tifosi devono sognare, dopo anni di difficoltà. È giusto che sognino ora». E guai a smarrire il crudo realismo. «Con linfortunio di Francesco si è aperto uno spazio e lho sfruttato. Poi lui tornerà...», come a dire «no problem, anche se si torna in panchina».