Nel 59 d.C. primo derby di Nocera

13/11/2013 09:39

Da leggere per intero: “Nello stesso periodo da una futile causa ebbe origine un atroce massacro tra i Nocerini e i Pompeiani durante uno spettacolo di gladiatori allestito da Livineio Regolo, che ho già riferito era stato espulso dal Senato. Infatti, scagliandosi reciproci insulti con l’intemperanza propria dei provinciali, diedero poi mano alle pietre e infine alle armi, avendo la meglio quelli di Pompei, presso i quali si svolgeva lo spettacolo. Perciò molti degli abitanti di Nocera furono riportati nella loro à con il corpo mutilato da ferite, e parecchi piangevano la morte di figli o di genitori. L’inchiesta giudiziaria su questo fatto il principe la affidò al Senato, il Senato ai consoli. E, affidata nuovamente la questione al Senato, ai Pompeiani furono vietate per dieci anni pubbliche riunioni di questo tipo e le associazioni, che avevano costituito contro le disposizioni di legge, furono sciolte; Livineio e tutti gli altri che avevano suscitato i disordini furono puniti con l’esilio”.

Pompei contro Nocera, distanti nemmeno 15 chilometri. La “futile causa” non era tanto futile: l’allora Nuceria divenne colonia romana e Pompei perse prestigio e terreni agricoli. E così lo spettacolo dei gladiatori fu il primo sanguinoso derby della nostra storia. Il “principe” era Nerone che, poi, convinto da Poppea fece abbassare la “” dell’anfiteatro da dieci a due anni. Gli scontri del 59 furono immortalati in un affresco pompeiano, “Rissa nell’anfiteatro”, oggi conservato al museo archeologico di . Le scene degli incidenti, con i fuggitivi inseguiti da uomini con le spade, si sovrappongono a quelle di vita normale, con le bancarelle di cibi e bevande. Due millenni dopo, non c’è nulla di nuovo sotto il sole, per citare la saggezza biblica del- Qohelet. Oggi, senza dubbio, il calcio è sempre più un “fatto sociale totale”, per dirla con Marcell Mauss, discepolo di Durkheim, e gli stadi sono diventati un’arena “politico-religiosa”. In questo tra sud e nord non c’è differenza. Ma nel caso della “nocerinità” c’è il senso dell’onore che diventa sopraffazione e violenza e odio organizzato.

Un tribalismo atavico, da consumare contro il vicino di casa. Il derby calcistico più a rischio, storicamente, non è quello con la Salernitana (e che mancava da 27 anni), ma quello con la squadra della confinante Pagani, la Paganese. Quando Lotito, patron della Salernitana nonché della Lazio, fa il paragone tra “palestinesi e israeliani nello stesso girone” non dice una scemenza fuori luogo. Se non altro perché la zona di Santa Chiara, confine tra Nocera e Pagani, è conosciuta localmente come “la striscia di Gaza”. E in occasione dei derby lì si concentra un impressionante servizio d’ordine della polizia. Nocerini e paganesi sono stati capaci di menarsi e farsi arrestare, con relativo carico di spranghe, bottiglie, pietre e catene, pure quando le loro squadre hanno giocato a porte chiuse. La tradizione degli scontri è rispettata persino in una banale amichevole. Da una cronaca dell’agosto 2012: “Disordini in Paganese-Casertana. Era un’amichevole. Il test per la stagione dei derby a porte aperte prevedeva l’ingresso libero. Dai primi cori e sfottò si è passati al lancio di sassi e bottigliette”.

La differenza con gli scontri del 59 dopo Cristo è lampante. Il tanto vituperato Nerone sospese lo “stadio” di Pompei per 10 anni e costrinse all’esilio i fomentatori. Oggi la politica tollera e spesso difende queste minoranze violente. È il caso del sindaco di Nocera. La logica della fazione si estende dallo stadio al potere in un unicum devastante, anche dal punto di vista estetico. Nocera e Pagani sono due à brutte. Molto. E la camorra è uno degli effetti, non delle cause, di questo spirito animale.